Il donatore di midollo si ritira all’ultimo e il padre di Antonella muore: “Vorrei sapere perché”
Renzo aveva 68 anni. A Bressa di Campoformido, vicino Udine, lo conoscevano tutti. E tutti sono rimasti senza parole quando, poco prima di Natale del 2018, Renzo se n’è andato per sempre in una maniera davvero assurda. Da circa un anno stava lottando contro una forma tumorale chiamata mielofibrosi. Un trapianto di midollo osseo forse lo avrebbe salvato, ma quell’intervento non c’è mai stato. Il donatore compatibile al 100% trovato dall’Ospedale Santa Maria della Misericordia, a Udine, pochi giorni prima di entrare in sala operatoria si è ritirato. E la corsa contro il tempo per trovare la stessa compatibilità con le figlie o per riuscire a salvarlo con delle cellule staminali arrivate dagli Stati Uniti non è bastata. “Ti sembra una presa in giro, perdonare è difficile” racconta la figlia Antonella, al fianco di suo padre con tutto il resto della famiglia fino all’ultimo momento.
“Era convintissimo di guarire e di tornare a casa in primavera – dice sua moglie Nadia, conosciuta quando erano ancora dei ragazzini -. Ogni giorno ringraziava il donatore. Era un uomo speciale. E poi era bello. Per strada lo scambiavano per Stefano Tacconi, l’ex portiere della Juventus”. Renzo, grande appassionato di calcio (è stato per anni presidente della squadra amatoriale del suo paese) era un odontotecnico. “Ha lavorato tanto senza mai farci mancare nulla – aggiunge Antonella – per lui la famiglia era tutto”.
“Se il donatore vuol farsi vedere e ci dice perché non è venuto ci farebbe un favore – è invece l’appello di Nadia -. Spero non sia intervenuto perché ha avuto una cosa grave. Solo così potrei perdonarlo”. “Non sappiamo cosa gli sia successo, però siamo arrabbiati” aggiunge Antonella.
“Quando ci hanno detto che il donatore si era ritirato ero con lui: c’è stato un momento di silenzio assoluto, poi subito dopo ha reagito con forza e ha detto: in qualche modo faremo. Era lui che dava coraggio a tutti –continua Nadia- . Non era sicuro che il trapianto lo avrebbe salvato. Lui ne era convintissimo, ma così ti rimane il dubbio. Mi dispiace per il donatore –conclude-, perché capisco che possa essergli successo qualcosa. Però dico anche che se sei un donatore sei bravissimo, ma non donando diventi un assassino. Ci vorrebbe una legge: se il donatore si volesse ritirare può farlo, giustamente. Però prima che comincino le chemio di preparazione al trapianto. Perché altrimenti così è difficile da accettare”.