Ci troviamo a ribadirlo per l’ennesima volta: il diritto all’aborto non si tocca, la contraccezione d’emergenza non si tocca, il diritto all’autodeterminazione delle donne non si tocca. Il Tar del Lazio ha respinto il ricorso di alcune associazioni antiabortiste che volevano vietare la vendita senza ricetta della pillola dei cinque giorni dopo alle minorenni.
Se una ragazza di 16 anni ha un rapporto non protetto e teme di poter rimanere incinta, adesso può recarsi autonomamente in farmacia e chiedere la pillola dei cinque giorni dopo, che impedisce un’eventuale fecondazione (e non causa l’aborto come invece detto dalle associazioni pro vita). Un grande passo in avanti per le giovanissime, che va nella direzione di facilitare l’impedimento di un’eventuale gravidanza, che a quell’età potrebbe essere non esattamente desiderata. L’idea di vietare la contraccezione di emergenza è una delle negazioni più violente che si possano mettere in campo nei confronti di una donna, in questo caso di una ragazzina. Per le associazioni antiabortiste è preferibile che una 15enne porti avanti una gravidanza indesiderata piuttosto che si protegga – anche a posteriori – da un rapporto sessuale. Un’idea barbara che fortunatamente oggi non è più accettata.
In tutto il mondo, dall’Italia all’Argentina, alla Polonia, le donne combattono per il loro diritto a decidere autonomamente se essere madri o meno. È una decisione che spetta a loro e a nessun altro, e sicuramente non ad associazioni pro vita che vogliono decidere al posto loro sulla base di non si sa quale diritto, tra l’altro con motivazioni spesso imbarazzanti e senza alcun fondamento scientifico. La frase ‘il corpo è mio e decido io’ non è solo uno slogan, ma una pratica di resistenza collettiva che fa parte del sentire comune di tutte le donne. Ed è ora che gli antiabortisti e i ‘provita’ a tutti i costi se lo mettano in testa.