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Il cugino pentito del boss Messina Denaro: “Non sono un pentito, non voglio la scorta”

Lorenzo Cimarosa, accusato di aver fiancheggiato la rete vicina all’ultimo boss latitante, andrà gli arresti domiciliari. Lui però dice di non volere entrare in un programma di protezione. “Non sono un collaboratore di giustizia, ma voglio raccontare tutto”.
A cura di B. C.
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 Lorenzo Cimarosa, cugino acquisito del boss latitante Matteo Messina Denaro, ha ottenuto gli arresti domiciliari dalla corte d’appello di Palermo. Su di lui pende una condanna a 5 anni e 4 mesi. Cimarosa ha sempre ammesso le proprie responsabilità: “Negli ultimi due anni – ha confermato – dopo l’arresto di mio cognato Giovanni Filardo, io mi sono occupato del sostentamento del latitante e della sua famiglia". L’azienda di Cimarosa , come evidenzia Repubblica, era una sorta di bancomat per Matteo Messina Denaro. "Negli ultimi tempi gli ho fatto avere sessantamila euro. A dicembre ottomila". Lui però non si ritiene un pentito. E, anzi, ha rifiutato di entrare in un programma di protezione testimoni, con il conseguente trasferimento in una località segreta. Tornerà nella sua Castelvetrano, dunque. Suo figlio Giuseppe ha anche preso posizione in pubblico per spiegare la scelta del padre: "Non dobbiamo essere noi ad andar via, ma i mafiosi". E ancora: "Mio padre ha trovato il coraggio di dire basta".

Lunedì prossimo, Lorenzo Cimarosa sarà sentito nel palazzo di giustizia di Palermo nell’ambito del processo al nipote prediletto del superlatitante, Francesco Guttadauro. Le sue nuove dichiarazioni sono state depositate nei giorni scorsi dai sostituti procuratori Paolo Guido e Carlo Marzella al sostituto procuratore generale Mirella Agliastro, e sono stato utili per ricostruire la rete di favoreggiatori di Castelvetrano, sul sistema Messina Denaro e sui suoi complici. In particolare, nell’ultima occasione Cimarosa avrebbe parla del ruolo dell’imprenditore Antonino Lo Sciuto, che in primo grado era stato assolto e dunque scarcerato, dopo 14 mesi.

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