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Il Coronavirus è stato isolato all’ospedale Spallanzani di Roma: “Nuovi spazi per le cure”

Isolato il Coronavirus 2018-nCoV: è successo in Italia, all’ospedale Spallanzani di Roma, e ad annunciarlo è stato il ministro della Salute, Roberto Speranza. Ippolito (direttore scientifico del nosocomio): “Si aprono spazi per nuovi test di diagnosi e vaccini. L’Italia diventa interlocutore di riferimento per questa ricerca”.
A cura di Ida Artiaco
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Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha annunciato che all'ospedale Spallanzani di Roma è stato isolato il codice genetico del Coronavirus che dalla città cinese di Wuhan ha gettato nel panico il mondo intero, con le sue 304 vittime accertate e oltre 14mila contagi. La notizia è di grande importanza. "Abbiamo molte opportunità di poterlo studiare, capire e verificare meglio cosa si può fare per bloccare la diffusione", ha sottolineato il ministro."Ora i dati saranno a disposizione della comunità internazionale. Si aprono spazi per nuovi test di diagnosi e vaccini. L'Italia diventa interlocutore di riferimento per questa ricerca", ha poi specificato il direttore scientifico dell'Istituto Spallanzani, Giuseppe Ippolito nel corso di una conferenza stampa in cui si è fatto il punto sullo stato dell'arte dell'emergenza.

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Soddisfazione è stata espressa da Nicola Zingaretti, governatore della Regione Lazio: "Il risultato ottenuto dal laboratorio di virologia dello Spallanzani – ha fatto sapere tramite una nota – testimonia il livello di assoluta eccellenza raggiunto dalle strutture sanitarie regionali anche nella gestione di epidemie, con brillanti risultati assistenziali e scientifici già ottenuti con Ebola. Inoltre, anche nel 2017, quando il litorale laziale fu colpito da una epidemia di Chikungunya, lo Spallanzani riuscì prontamente a isolare il virus, permettendo così di velocizzare la diagnosi e fornendoci uno strumento fondamentale per contenere la diffusione dell’epidemia. L’auspicio è che si segua lo stesso percorso anche per l’emergenza in corso: di certo il risultato ottenuto dai virologi dello Spallanzani costituisce uno strumento fondamentale a disposizione della task force messa in campo dal Ministero della Salute per fronteggiare questa nuova epidemia globale. Voglio inoltre esprimere il mio personale ringraziamento agli operatori e ai medici. La Sanità laziale, appena uscita dal commissariamento, si conferma così all’avanguardia nel panorama del nostro Servizio Sanitario Nazionale".

Proprio all'ospedale Spallanzani sono ancora ricoverati in isolamento i due turisti cinesi, provenienti dalla provincia dell'Hubei, risultati positivi al Coronavirus, il che aveva spinto il governo tre giorni fa a dichiarare lo stato di emergenza sanitaria dalla durata di sei mesi. Le loro condizioni sono discrete e si attende la loro guarigione. Nel nostro Paese non si contano altri contagi. Sempre oggi, poco prima dell'annuncio del ministro della Salute, si è riunita la task-force Coronavirus 2019-nCoV alla presenza dello stesso Speranza e del commissario straordinario, il capo del Dipartimento della protezione Civile, Angelo Borrelli. "È stato fatto il punto della situazione sui controlli e sulle misure che riguardano porti e aeroporti – ha spiegato ancora il Dicastero in una nota – e sulla partenza del volo militare che riporterà nel nostro Paese gli italiani da Wuhan su cui è imbarcato anche il viceministro alla Salute, Pierpaolo Sileri. Un focus è stato dedicato al servizio 1500 e alle domande più frequenti poste da cittadini italiani e stranieri al numero verde".

Maria Rosaria Capobianchi, direttrice del Laboratorio di Virologia dell'Inmi Lazzaro Spallanzani e del Dipartimento di Epidemiologia, Ricerca Preclinica e Diagnostica Avanzata, ha commentato: "Siamo soddisfatti, certo, perché questo non è un fuoco del momento, si tratta di una missione, lavorare sempre per essere pronti a catturare la novità e a rispondere. L'Istituto Spallanzani è stato il primo in Italia a dare una risposta locale, partendo prima con metodi nostri e adottando poi quanto dettato dall'Oms e così abbiamo ottenuto la sequenza del primo frammento del virus, dalla quale abbiamo avuto poi la capacità di fare la diagnosi".  "Avere isolato il virus, averlo in mano, vuol dire poterlo coltivare, non solo fare l'acido nucleico, che è solo l'impronta del virus, averlo in vitro vivo e vegeto significa poterlo studiare a fondo. In questo modo si possono capire i meccanismi di patogenesi, – spiega Capobianchi – cioè come fa il virus a causare danno, questo rende possibile identificare i target terapeutici, si può quindi studiare la risposta immunitaria. Avere isolato il virus ci permette di affinare gli strumenti diagnostici e quindi di mettere a punto i test sierologici per la ricerca degli anticorpi nelle persone infettate e quindi guarirle".

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