In mezzo alla violenza e alla guerriglia ci vuole misura per tenere la barra dritta. E coraggio. Ogni tanto succede che così che gesti minimi, lì dove la temperatura dello scontro si è alzata fino alla violenza (e non è qui che vogliamo parlare delle ragioni dell'uno e dell'altro) abbiano un effetto dirompente tenendo la voce bassa e con le mani disarmate. Così è accaduto a Caracas, suor Esperanza, una religiosa di 78 anni, nel mezzo degli scontri durante la "marcia del silenzio" degli oppositori del governo, tra idranti sparati dritti sui manifestanti e fumogeni, ha deciso, minuta e silenziosa, di avvicinarsi alle forze militari chiedendo di smettere di sparare lacrimogeni.
L'ha fatto senza senza nessun veto in particolare, camminando instabile dal ciglio sulla strada con un paio di borse, ribadendo il diritto alla normalità anche in mezzo alla radicalizzazione, e tendendo la mano al militare squarcia la linea del tempo e del momento rimettendo al centro la "normalità". «So che dovete obbedire agli ordini. Ma siamo tutti venezuelani» ha detto la religiosa al militare. Ogni tanto, tutti presi dal volume alto delle situazioni che ci precipitano intorno basta la semplicità per mostrarci violenti e goffi.
Mi chiedo, guardando e riguardando lo spezzone di video, quale sia l'ingrediente chimico che sblocca il meccanismo nel cervello del riuscire a restare profondamente umani senza accodarsi ai toni dilaganti di chi si lascia spremere dalla fame dello scontro. Se è figlio di una particolare educazione oppure rimane un talento naturale. Il Venezuela vive in queste settimane uno dei suoi periodi storici più difficili: le proteste contro il presidente Maduro contano ad oggi 32 vittime, tra cui molti giovani, e dopo il referendum contro il governo (accusato dagli oppositori di essere l'unico responsabile della gravissima crisi economica che sta attraversando il Paese) anche il Parlamento Europeo si è mosso per denunciare quella che secondo loro sarebbe un "repressione brutale" da parte del Presidente. Da canto suo Maduro, attraverso la ministra degli esteri Delcy Rodriguez, ha anticipato il ritiro del Paese dall’Organizzazione degli Stati americani dopo che l’Oas ha convocato una riunione straordinaria sulla crisi venezuelana, per discutere della “profonda preoccupazione” per la situazione.
E poi c'è lei, la piccola suora, secondo cui «possiamo avere idee diverse e confrontarci ma senza conflitti, insulti e violenze».