Ora tutti (giustamente) a celebrare Phil Laroma Jezzi, il ricercatore quarantanovenne (padre italiano e madre inglese) che lavora al Dipartimento di Scienze giuridiche all'università di Firenze, che grazie alla sua testimonianza (e alle registrazioni fatte di nascosto) ha scoperchiato lo scandalo dei concorsi truccati nelle università italiane.
I messaggi di stima hanno invaso i suo profili social mentre lui, schivo, ha deciso di non rilasciare dichiarazioni se non un breve scambio di battute con il Correre della Sera. Ed è da qui che vale la pena partire: «Io ho fatto la mia parte», dice Jezzi al giornalista, «Ho raccontato tutto a investigatori e magistrati, ho fornito loro le prove sulle mie affermazioni e adesso mi voglio mettere da parte perché ho trovato persone straordinarie che stanno ancora lavorando e parlare adesso ai giornali mi sembrerebbe di fare loro un torto. Eventualmente ci sarà tempo».
Ecco perché Jezzi è uno dei cittadini di cui abbiamo disperatamente bisogno: travolto dalla mediocrità di un Paese che premia l'appartenenza più del merito non s'è dedicato alla lamentazione indignata o alla rabbia e nemmeno ha deciso di abbatterla con vendette gladiatore. Ha denunciato, semplicemente. Fornendo tutte le prove possibili. Testimoniando, con un telefono tenuto nella tasca, un modo di fare che tutti noi attraversiamo nel corso della nostra vita e delle nostre esperienze lavorative.
Phil Laroma Jezzi è un testimone. Testimone di una normalità che troppo spesso i potenti (e i prepotenti) vorrebbero convincerci che sia da evitare per intraprendere le scorciatoie della slealtà e del servilismo. Viene da pensare che forse Phil abbia semplicemente un grado di intolleranza verso le ingiustizie che non è stato slabbrato dalla convenienza o dal bisogno. Phil è un testimone e ha lo sguardo lungo: avrà pensato che i nostri problemi personali, spesso, non si possono risolvere nell'immediato e nel nostro contesto ma tornano utili per sradicare i comportamenti che inquinano gli ambienti che frequentiamo. In fondo Laroma Jezzi l'ha fatto per rendere l'Italia un Paese migliore, solidale nel senso più largo. Per questo il gesto profuma.