Il colonnello dei Ros Arcidiacono spiega cattura di Messina Denaro: “Lavoro di anni, sistema che ha premiato”
È stato trovato ieri il secondo nascondiglio di Matteo Messina Denaro, il bunker realizzato all'interno di un'anonima abitazione di Campobello di Mazara. Le forze dell'ordine hanno fatto irruzione nell'appartamento per poi individuare in poco tempo la stanza "segreta" realizzata dal capomafia. Nella stanza blindata nascosta dietro il fondo scorrevole di un armadio, i Ros hanno trovato gioielli e denaro.
"Non è un luogo abitabile – ha spiegato a Fanpage.it il colonnello Lucio Arcidiacono che guida i Ros dei Carabinieri -. Vogliamo capire chi possa averlo frequentato, siamo a caccia di tracce biologiche che possano anche aiutarci a ricostruire la rete di aiutanti".
I Ros continuano a indagare sulla latitanza di Messina Denaro e sulla sua "doppia vita" portata avanti per 30 anni. Si punta infatti a ricostruire la rete dei fiancheggiatori che in questi anni gli hanno permesso di sfuggire alla giustizia e di gestire i suoi affari.
Il colonnello Lucio Arcidiacono che guida i Ros dei Carabinieri mantiene il massimo riserbo sulle evidenze investigative. A Fanpage.it ha spiegato di essersi recato a Campobello di Mazara per coordinare le operazioni legate ai rilievi nel bunker del boss.
"Noi abbiamo agito con il solo scopo di fermarlo. Ci abbiamo lavorato per anni e poi per settimane – ha ribadito Arcidiacono -. Ci siamo trovati davanti una persona molto lontana dallo stereotipo del boss, diversa da Riina o Provenzano. Questo disorienta e fa paura: sai di avere davanti uno stragista ma si presenta come una persona pacata che parla italiano. Abiti eccentrici, ma nulla che a prima vista possa suggerire di essere davanti a un boss mafioso".
Il suo aspetto anonimo potrebbe essere uno dei fattori che ha favorito la sua latitanza per anni. Messina Denaro è stato fermato nella mattinata di lunedì davanti alla clinica "La Maddalena", poco prima di sottoporsi alle cure oncologiche. La sua cattura sembra aver segnato la fine di una struttura consolidata, il crollo di un castello di carte di "aiutanti" che potrebbero averlo sostenuti nella gestione di affari, spostamenti, terapie e perfino di una doppia identità.
"Abbiamo catturato Messina Denaro con una maglia di cinturazione importante – spiega Arcidiacono -. Un sistema che ci ha premiato e che alla lunga può portarci a individuare altri punti sensibili. Questo è potenzialmente l'inizio di una svolta". L'obiettivo è quello di individuare i luoghi frequentati dal boss e i "fedelissimi" che gli sono stati accanto in questi anni. Un'operazione già iniziata con le indagini riguardanti l'autista Giovanni Luppino, il "prestanome" Andrea Bonafede e i due medici che lo hanno curato.
Su quanto trovato all'interno del bunker, chi indaga mantiene la massima riservatezza. "Non possiamo parlare nello specifico di quello che abbiamo trovato nella stanza blindata. Non sappiamo se siano stati portati via documenti importanti prima del nostro arrivo, sono dettagli che sono oggetto di indagine".
Nella sua abitazione, quella dove Messina Denaro viveva da almeno sei mesi, non è stato trovato il "tesoro" che le forze dell'ordine stanno cercando, né documenti sensibili.