Il ceo di Pfizer Albert Bourla: “In autunno sarà possibile tornare alla normalità grazie ai vaccini”
Quella di Albert Bourla, presidente e amministratore delegato di Pfizer, è la storia di un uomo che – entrato in quella che oggi è la più potente e accreditata casa farmaceutica del mondo come veterinario nel 1993 – ne è diventato il numero uno portandola a sviluppare e produrre uno dei primi vaccini contro il coronavirus. Nato a Salonicco, in Grecia, venne assunto per un lavoro sulla salute animale; 27 anni dopo ha coordinato lo sviluppo di uno dei primi vaccini contro il Covid-19 in collaborazione con Uğur Şahin, il medico di origine turca, musulmano, con il quale ha sviluppato il farmaco.
Bourla, intervistato dal Corriere e da altri tre giornali europei, ha raccontato i passaggi che hanno portato allo sviluppo di Comirnaty: "Siamo andati veloce, più veloci di piccole biotech, anche se ci si poteva aspettare che, grandi come siamo, saremmo stati più lenti. Ci siamo dedicati completamente all’obiettivo e io ho cercato di proteggere i nostri scienziati dalla burocrazia che i sussidi pubblici portano con sé". Il ceo di Pfizer ha spiegato di aver rifiutato i fondi pubblici per poter garantire più rapidità ai suoi scienziati. "Abbiamo rischiato due miliardi: questa è la dimensione dell’investimento, non poca cosa. Sapevo che se avessimo fallito, finanziariamente Pfizer avrebbe sofferto. Ma sapevo anche che, grazie alle nostre dimensioni, un fallimento non avrebbe distrutto l’azienda".
All'indomani dell'annuncio di una fornitura aggiuntiva di 50 milioni di dosi all'Unione Europea, 7 delle quali finiranno all'Italia, Bourla spiega che incrementerà ulteriormente la produzione: "Stiamo programmando di aumentare drasticamente le nostre forniture di vaccini ai Paesi europei nelle prossime settimane. In questo trimestre consegneremo oltre quattro volte di più di quanto abbiamo fatto nel primo trimestre: 250 milioni di dosi, dopo averne date 62 fino a marzo. E siamo in discussioni per fare di più. Ho fiducia che ci riusciremo. Certo, c’è sempre la possibilità che qualcosa vada storto, come si vede dai problemi che stanno avendo altre aziende. Qualche questione può sempre sorgere, quando hai a che fare con la manifattura complicatissima di prodotti biologici".
Secondo Bourla sono reali le possibilità di un ritorno alla normalità entro l'autunno: "Lo vediamo dall’esempio di Israele. Certo, è un Paese piccolo, con i confini chiusi. I movimenti in entrata e in uscita sono limitati e la popolazione vive in uno stato di guerra quasi continuo, dunque sa come rispondere rapidamente a una crisi. Ma lì siamo riusciti a dimostrare al mondo intero che c’è speranza". Il numero uno di Pfizer ha annunciato che aumenterò la produzione di vaccini e di essere pronta a compensare eventuali carenze di AstraZeneca e Johnson & Johnson, i due farmaci a vettore virale che stanno avendo maggior problemi: "Se ce ne danno l’opportunità, Pfizer e BioNTech sono pronte a fornire all’Europa centinaia di milioni di dosi in più nel 2022 e nel 2023, prodotte nei nostri impianti europei. La nostra rete ha la capacità di produrre più di tre miliardi di dosi l’anno prossimo".