Il caso Marò: il gip di Roma archivia l’inchiesta su Latorre e Girone
Il gip di Roma ha archiviato l'indagine sui due marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, i fucilieri di Marina accusati dell'omicidio di due pescatori indiani avvenuto nel febbraio del 2012 a largo delle coste del Kerala, in India. Il 9 dicembre scorso il procuratore Michele Prestipino e il sostituto Erminio Amelio avevano chiesto di fare cadere le accuse nei confronti di Latorre e Girone in quanto il quadro degli elementi di prova raccolti non era sufficiente a garantire l'instaurazione di un processo. Ora il gip di Roma Alfonso Sabella ha archiviato l'inchiesta per omicidio volontario che vedeva indagati i due marò.
Le reazioni dei due marò: "La verità ha prevalso"
"Sono soddisfatto ma anche curioso di leggere il decreto con cui il gip ha archiviato questa indagine. Mi auguro che restituisca giustizia e verità per Massimiliano Latorre dopo 12, lunghissimi, anni”, il primo commento dell'avvocato Fabio Anselmo, difensore del fuciliere di Marina. "È stato un autentico calvario, sopportato da Salvatore Girone con dignità e fierezza che hanno reso onore all'Italia intera: alla fine dopo quasi 10 anni, la verità ha prevalso. Ciò significa che non c'era nulla alla base delle accuse nei loro confronti e, dopo che lo aveva riconosciuto la procura di Roma, lo ha definitivamente decretato anche il giudice per le indagini preliminari", così in una nota gli avvocati Fabio Federico e Michele Cinquepalmi, difensori di Girone. "Per Salvatore e per la sua famiglia sono stati anni di pesanti
sofferenze e questo è per loro sicuramente un giorno di nascita, anche se nulla potrà cancellare le profonde ferite inferte da una vicenda giudiziaria che, per molti aspetti, resterà negli annali della storia, non solo dei nostro paese", concludono.
La lunga vicenda dei marò in India
I due fucilieri erano stati interrogati in Procura la scorsa estate dopo che erano stati già ascoltati dai pm di Roma il 3 gennaio del 2013 e nello stesso anno i pm capitolini avevano disposto una perizia sul computer e su una macchina fotografica che si trovavano a bordo della Enrica Lexie, la nave su cui lavoravano i due italiani. La procura nel motivare la richiesta di archiviazione spiegava di non aver riscontrato elementi sufficienti ad attribuire in modo univoco il fatto ai due indagati. Dagli accertamenti disposti dagli inquirenti era emerso inoltre che sulla nave erano state rispettate le regole di ingaggio: i componenti quando hanno visto avvicinarsi il barchino a 90-100 metri alla Enrica Lexie hanno prima mostrato le armi e poi hanno sparato in acqua. Hanno pensato dunque di essere sotto attacco di pirati, elemento confermato anche da parte del personale indiano che era sulla nave. Conclusioni che hanno portato il pm Erminio Amelio, coordinato dal procuratore aggiunto Michele Prestipino, a chiedere l'archiviazione.
La morte dei due pescatori indiani e il risarcimento
I due marò nel 2012 erano impegnati in una missione antipirateria a bordo della nave Enrica Lexie quando videro avvicinarsi il peschereccio Saint Antony e spararono alcuni colpi di avvertimento in acqua. A bordo della piccola imbarcazione morirono però due pescatori, Ajeesh Pink e Valentine Jelastine, e rimase ferito l'armatore del peschereccio. Dopo un lungo contenzioso nel 2020 il tribunale internazionale dell'Aja, che aveva riconosciuto "l'immunità funzionale" ai fucilieri, aveva stabilito che la giurisdizione sul caso spettava all'Italia e aveva disposto il risarcimento alle famiglie delle vittime.