Il caso di Amedeo Matacena: la morte, il finto certificato di nozze e la riesumazione del corpo
È morto a Dubai il 16 settembre del 2022, pochi mesi dopo sua madre, Raffaella De Carolis, deceduta a giugno. Amedeo Matacena, così come sua madre, è deceduto negli Emirati Arabi e le loro morti sono inizialmente state classificate come decessi naturali. L'uomo viveva a Dubai dal 2013 come latitante dopo che nel 2012 aveva ricevuto una condanna a 5 anni di reclusione dalla Corte d'assise d'appello di Reggio Calabria per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa.
Ora la morte dell'ex parlamentare di Forza Italia e quella della madre sono nuovamente oggetto di indagine da parte della Procura di Reggio Calabria, che ha puntato l'attenzione su Maria Pia Tropepi, la nuova compagna di Matacena. I due si erano conosciuti nell'agosto 2021 e da allora erano diventati inseparabili.
Tropepi sostiene di aver sposato l'ex parlamentare con rito islamico negli Emirati Arabi, ma per provare l'unione ha fornito solo una scrittura privata rilasciata da un Imam con data segnata a fine settembre 2022, cioè due settimane dopo la morte di Matacena. Il documento non sarebbe stato trascritto dalle autorità emiratine perché privo di valore legale.
Il certificato di nozze sarebbe infatti stato realizzato da un falsario. Quest'ultimo avrebbe raccontato ai microfoni della trasmissione "Chi l'ha visto?" i particolari della vicenda. Secondo quanto appreso dal programma, il documento sarebbe costato 12mila euro e il matrimonio sarebbe stato celebrato da un Imam kenyota.
La Procura che indaga sulle due morti ha disposto la riesumazione dei corpi e l'autopsia.
La morte di Amedeo Matacena a Dubai e della mamma
Il 16 settembre del 2022 è deceduto Amedeo Matacena. Secondo la compagna, Maria Pia Tropepi, l'ex parlamentare avrebbe avuto un infarto pochi mesi dopo l'operazione chirurgica nella quale è deceduta la madre 79enne De Carolis. La donna, sempre secondo Tropepi, soffriva da tempo di aneurisma addominale. Durante la trasmissione "Chi l'ha visto?" aveva detto di aver appreso delle nuove indagini "con grande stupore" e di essere vittima "di dicerie e bugie".
"Più che un'indagine – aveva detto – mi sembra un attacco personale nei miei confronti" aveva concluso Tropepi.
La disputa familiare per il rientro delle salme in Italia
Sulla morte dell'ex parlamentare era nato quasi subito un caso legato a dispute familiari tra il primo figlio di Matacena, Athos, avuto da un primo matrimonio con la conduttrice Alessandra Canale, e la compagna della vittima a Dubai. Il primo figlio, infatti, aveva chiesto subito il rientro in Italia della salma mentre Tropepi avrebbe voluto cremare la salma senza espatriarla.
Alla fine però, Athos era riuscito ad ottenere il rientro in Italia del corpo. "Solo per il profondo amore che ci legava – ha affermato Tropepi – intendo dare esecuzione alle sue volontà, tutelando in ogni sede i miei diritti di vedova ma anche quelli dei nostri figli che stanno per arrivare". La donna, infatti, aveva detto di essere in attesa di due gemelli dei quali, però, non risulterebbero tracce, tantomeno un certificato di nascita.
"Parenti con i quali mio marito aveva interrotto pubblicamente ogni rapporto, stanno addirittura cercando di avanzare dubbie richieste contro ogni norma legale e di buonsenso – aveva detto – che si applichi sia in Italia che negli Emirati. Ho chiesto allo studio legale che mi rappresenta di trasmettere la dovuta documentazione e le necessarie informazioni al Consolato Italiano a Dubai per tutelarmi e tutelare la memoria di Amedeo"
La salma di Matacena era stata sepolta nella cappella di famiglia dell'ex moglie nel cimitero di Minturno ed è stata riesumata su disposizione della Procura della Repubblica. Lo stesso è avvenuto anche nel caso della madre.
Il patrimonio di Amedeo Matacena
Secondo chi indaga, le morti di madre e figlio potrebbero essere state causate da un avvelenamento e non sarebbero avvenute per cause naturali, così come inizialmente ipotizzato. Tropepi, sempre per l'accusa, avrebbe avvelenato i due per ottenere il patrimonio dell'ex parlamentare, un "tesoro" di decine di milioni di euro frutto dell'attività imprenditoriale che aveva gestito per anni con la famiglia.
Il testamento olografo di Matacena, inoltre, è oggetto dell'indagine. Sul documento, infatti, Matacena avrebbe nominato erede universale dei suoi beni proprio Tropepi.
Le indagini sul presunto coinvolgimento della moglie Maria Pia Tropepi
La Procura Reggina ha iniziato a indagare sul ruolo della moglie di Matacena, la compagna con la quale l'ex parlamentare avrebbe trascorso gli ultimi anni a Dubai prima della morte. I due si sono incontrati nel 2021 e da allora sono sempre rimasti insieme. In diverse foto, la donna viene ritratta spesso anche con la madre dell'ex parlamentare, Raffaella De Carolis. Secondo gli investigatori, la donna avrebbe avvelenato entrambi per ereditare tutto il patrimonio di Matacena, un tesoro di decine di milioni di euro.
A insospettire gli inquirenti, la volontà della donna di cremare subito il corpo di Matacena senza acconsentire al rientro della salma in Italia. Gli investigatori si sono concentrati anche sulla presunta gravidanza della donna, della quale però non si ha traccia, e sul matrimonio che Tropepi dice di aver celebrato con rito islamico (ma sul quale non ci sarebbero documenti ufficiali).
La donna, inoltre, avrebbe divorziato dall'ex marito Giovanni 45 giorni dopo la morte di Amedeo Matacena.
La riesumazione delle salme di Amedeo Matacena e della mamma
I corpi dei due saranno riesumati, così come disposto dalle autorità, e sottoposti all'autopsia. Per conoscere l'esito degli accertamenti saranno necessari 90 giorni dopo i quali i periti depositeranno le loro relazioni al sostituto procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Sara Parezzan, titolare del fascicolo d'inchiesta. Non è da escludere che le conclusioni dei periti d'ufficio possano arrivare prima del termine di 90 giorni.
Il dubbio sul certificato di nozze e il ruolo del falsario
Oggetto dell'indagine è anche il finto certificato di nozze che Tropepi avrebbe fatto redigere da un falsario. Sui dettagli relativi al certificato sono in corso accertamenti, ma sembrerebbe che la donna abbia celebrato il matrimonio con rito islamico e come prova abbia fornito solo una scrittura privata senza valore legale redatta da un Imam kenyota. Il documento sarebbe stato pagato 12mila euro.