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Covid 19

Il caso dell’Istituto Cobianchi di Verbania: attività scolastiche già sospese per un caso di Covid

Mentre è in corso il dibattito sulla riapertura della scuola, in programma il 14 settembre, arriva da Verbania il caso dell’Istituto superiore Cobianchi che pochi giorni fa aveva ricominciato le lezioni in presenza con gli studenti impegnati nei corsi del cosiddetto “Pon” ma che è stato costretto a richiudere dopo un contagio da Coronavirus. L’annuncio della preside Maselli: “Da oggi al via la sanificazione”.
A cura di Ida Artiaco
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Mentre è in corso il dibattito tra istituzioni, sindacati ed esperti sulla riapertura delle scuole in sicurezza dopo sei mesi di stop a causa dell'emergenza Coronavirus, c'è già un caso che fa discutere, e che potrebbe fare "scuola", è il caso di dirlo. L'Istituto Superiore Cobianchi di Verbania, nella provincia del Verbano-Cusio-Ossola, in Piemonte, che pochi giorni fa aveva ricominciato le lezioni in presenza con gli studenti impegnati nei corsi del cosiddetto "Pon", il programma operativo nazionale promosso dal Ministero con fondi europei, è stato costretto a chiudere di nuovo dopo che un "utente" è risultato positivo al tampone per Covid-19. Lo ha comunicato lo stesso istituto con una nota sul proprio sito ufficiale, firmata dalla dirigente scolastica Vicenza Maselli.

"Si comunica che l’Istituto Cobianchi sospende le attività didattiche a partire da lunedì 31 agosto 2020 per consentire lo svolgimento di un intervento di sanificazione dei locali, così come previsto dalle attuali normative per il contenimento della pandemia da Covid-19 – si legge nel comunicato -. L’intervento si è reso necessario poiché un utente, entrato recentemente in Istituto, è risultato positivo al virus Covid-19. La sicurezza degli alunni e di tutto il personale scolastico è, per l’istituto Cobianchi, prioritaria rispetto a qualsiasi altro interesse. La riapertura della scuola avverrà quando saranno terminati i lavori di sanificazione e si potrà così garantire l’accesso in totale sicurezza. Tale data verrà comunicata il prima possibile". La scuola, dunque, che comprende corsi in ambito tecnico (Chimica, Meccanica Elettrotecnica, Informatica, Elettronica, Biologia) e liceale (Scienze Umane e Sociali, Linguistico-Moderno e Scientifico Tecnologico), richiude dopo neppure una settimana dalla riapertura, durante la quale, per altro, il numero degli alunni presenti era ancora ridotto e di certo non c'erano gli stessi ritmi che ci sono quando è a pieno regime. Una vicenda che fa riflettere, a due settimane dal ritorno in aula degli studenti italiani, in programma, secondo le indicazioni del Ministero della Salute.

Tra i punti più dibattuti, c'è quello che riguarda l'eventualità che un alunno o un docente risultino positivi al Coronavirus. Secondo le linee guida ufficiali redatte da Ministeri, Iss e organi competenti, se uno studente presenta i sintomi a scuola, va isolato in un’area apposita, con l’assistenza di un adulto che indossa la mascherina. I genitori devono essere subito allertati. Una volta riportato a casa, i genitori contattano il pediatria o il medico, che decide se sottoporre il bimbo al tampone. Se il test è positivo si parte quindi con il tracciamento e l’individuazione dei contatti stretti. Eventualmente si valuteranno poi le singole misure da intraprendere, tra cui, se necessario, anche la quarantena per i compagni di classe, gli insegnanti e gli altri soggetti che hanno avuto contatti. Le scuole devono comunque effettuare la sanificazione straordinaria in caso di alunno positivo. Nel documento si specifica, inoltre, che “un singolo caso confermato non dovrebbe determinarne la chiusura, soprattutto se la trasmissione nella comunità non è elevata”. In caso di sospetto ma di successivo tampone negativo, invece, il paziente deve ripetere il test a distanza di 2-3 giorni, restando a casa fino all’esito negativo del secondo test e comunque fino al passare dei sintomi.

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