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Il caso del “dossieraggio” di Torino: 6 persone rinviate a giudizio, anche l’ex carabiniere che arrestò Riina

Il giudice per l’udienza preliminare ha rinviato a giudizio Riccardo Ravera, Matteo Resio, Massimiliano Sorba, Daniele Rovini, Lorenzo Di Iulio e Gabriele Edmondo Pegoraro. Erano tra i 21 indagati del caso “dossieraggio” di Torino.
A cura di Giorgia Venturini
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Si andrà a processo sul caso del dossieraggio di Torino. Oggi il giudice per l'udienza preliminare ha rinviato a giudizio Riccardo Ravera, Matteo Resio, Massimiliano Sorba, Daniele Rovini, Lorenzo Di Iulio e Gabriele Edmondo Pegoraro. Restano cinque le parti civili costituite nel processo, tra cui Gianluca Sghedoni. Le indagini su Torino si sono aperte qualche mese prima lo scoppio di un secondo caso sul dossieraggio, quello milanese, che ha coinvolto la società di Equalize del presidente di Fondazione Fiera Enrico Pazzali (ora sospeso) e l'ex poliziotto in pensione Carmine Gallo.

A Torino gli inquirenti avevano iscritto nel registro degli indagati 21 persone con le accuse, a vario titolo, di corruzione  e associazione a delinquere finalizzata alle interferenze nella vita privata.  Per la maggior parte dei 21 imputati è stata pronunciata una sentenza di proscioglimento. Ma per sei di loro si andrà a processo. Tra questi c'è anche Pegoraro, il 49enne ingegnere esperto in informatica, il cui nome compare anche negli indagati dell'inchiesta sul dossieraggio a Milano. Tra gli assolti c'è anche Davide Barbato, ovvero il sovrintendente della Polizia di Stato ed ex componente della scorta del magistrato Andrea Padalino ai tempi in cui prestava servizio nella procura di Torino come pubblico ministero. Non andrà a processo neanche Andrea Remotti, il 58enne ex amministratore delegato di Kerakoll, aveva chiesto e ottenuto la messa alla prova.

Mentre ai fratelli Fabio ed Emilia Sghedoni è contestato un unico reato commesso a Sassuolo: la competenza quindi spetta al Tribunale di Modena.

Di cosa sono accusati i sei imputati

Secondo la Procura di Torino, a gestire lo spionaggio sarebbero stati Riccardo Ravera (indagato), carabiniere in pensione: è noto per essere stato anche un membro della "Crimor" che quando era comandata dall'allora generale "Ultimo" il 15 gennaio 1993 arrestò Totò Riina. Sempre secondo l'accusa, Ravera avrebbe iniziato a esercitare abusivamente la professione da investigatori privato dopo il congedo. In modo abusivo perché non aveva la speciale abilitazione dello Stato. Sarebbe poi diventato amministratore di fatto delle società Crew Service e Crew Investigazioni con sede a Torino e delle società collegate, tra cui la MR Security Srls.

Nel mirino del dossieraggio erano finiti il fondatore della Kerakoll e altri dipendenti. Stando alle indagini, Remotti avrebbe commissariato a Ravera e ai suoi collaboratori anche il compito di introdursi nei sistemi informatici e telematici, protetti da misure di sicurezza, nei dispositivi telefoni, pc, tablet, indirizzi di posta elettronica in uso a Gianluca Sghedoni (parte lesa) già socio e amministratore delegato della Kerakoll fino al 2019 ed è uscito dalla società dal 2020, e ad altri dipendenti e collaboratori del colosso modenese. Ma come spiavano i loro dipendenti?

Stando alle indagini, gli indagati e i loro tecnici informatici installavano di nascosto registratori durante alcuni incontri professionali e privati tra dirigenti per procurarsi "notizie attinenti la vita privata". Ora per sei indagati si avvierà un processo.

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