Il caso del carabiniere-stupratore di Padova, chiusa inchiesta bis: 16 donne lo accusano

Offriva ospitalità a Padova attraverso la formula del couchsurfing e così riusciva ad attirare delle giovani turiste in casa. Ragazze che stordiva con un mix di alcol e poi stuprava. Con queste accuse Dino Maglio, trentottenne all’epoca carabiniere a Teolo (Padova), è stato denunciato una prima volta nel 2014 da una ragazza australiana di diciassette anni e condannato a sei anni e mezzo. Ma l’adolescente australiana – che prima di tornare dall’altra parte del mondo raccontò di essere stata drogata e stuprata dall’uomo che la ospitava in casa – non sarebbe stata l’unica vittima del carabiniere. Dopo di lei, diverse giovani si sono fatte avanti e hanno raccontato di aver subito violenze dall’uomo. Stando all’inchiesta del pm, sarebbero in tutto sedici le donne presunte vittime dell’ex carabiniere, che attualmente è ai domiciliari a Tricase (Lecce).
Le accuse – Nei giorni scorsi il pm ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio per Maglio. Violenza sessuale aggravata, stato di incapacità procurato mediante violenza e concussione le accuse che potrebbero portare di nuovo a processo l’ex militare. In tre occasioni – ricostruisce il Corriere del Veneto – “in qualità di appartenente all’Arma dei carabinieri”, scrive il pm Falcone, Maglio aveva ordinato alle sue ospiti di cancellare i commenti negativi su di lui postati su Couchsurfing. Se non lo avessero fatto lui, da carabiniere, le aveva minacciate che “avrebbe potuto raccogliere informazioni tramite i dati del passaporto e del cellulare, denunciando e creando problemi in tutta Europa, in caso di controlli di polizia”. Secondo quanto emerso, i fatti vanno da marzo 2013 a marzo 2014, un periodo durante il quale Maglio avrebbe abusato di giovani polacche, canadesi, portoghesi, ceche, tedesche, statunitensi e di una ragazza di Hong Kong, tutte attratte in casa tramite la piattaforma Couchsourfing.com.