Il cardinale francese Jean-Paul Vesco dice che il nuovo Papa non sarà un Francesco: “C’è bisogno di pace”

"Non credo che sarà un Conclave lungo. È un'intuizione che avevo già prima di arrivare a Roma, ho l’impressione che i candidati emergeranno con evidenza". A parlare è il cardinale francese Jean-Paul Vesco, 63 anni, domenicano, arcivescovo di Algeri dal 2021, da poco creato cardinale da Papa Francesco nel concistoro del settembre 2023. In un’intervista concessa a la Repubblica, Vesco ha condiviso le sue impressioni sul clima che precede l’elezione del nuovo Pontefice, in un momento di grande intensità spirituale e riflessione all’interno della Chiesa. "Tra cardinali ci sono differenze di sensibilità – ha spiegato – ma non campi contrapposti. Ero raccolto davanti al corpo del Papa, vedevo migliaia e migliaia di persone arrivare e mi domandavo: cos'è un Papa?".
Nato a Lione nel 1962, avvocato di formazione, Vesco ha esercitato la professione forense prima di entrare nell’Ordine dei Predicatori nel 1995. Dopo la formazione filosofica e teologica in Francia e a Jérusalem, è stato ordinato sacerdote nel 2001. La sua vocazione ha trovato pieno compimento in Nord Africa: prima come vescovo di Orano, poi come successore di Henri Teissier alla guida dell’arcidiocesi di Algeri, cuore della presenza cristiana in terra musulmana. Conosciuto per la sua capacità di dialogo interreligioso e per il suo stile sobrio e profondamente evangelico, Vesco è una figura che incarna l’apertura e la discrezione, ma anche una profonda fermezza nei valori del Concilio Vaticano II.
"Penso che colui che eleggeremo è già da molto tempo preparato dal Signore. Non siamo noi che facciamo il Papa – aggiunge il porporato francese – dobbiamo trovare chi tra noi è già stato scelto". Non si tratta dunque, secondo lui, di un’elezione politica o strategica, ma di un atto spirituale, di discernimento profondo. E riflettendo sull’eredità di Francesco, Vesco non nasconde la consapevolezza che il prossimo Papa non potrà semplicemente replicarne il carisma.
Mi rendo conto che non avremo un Francesco – sottolinea – ho l’impressione che avremo un uomo del consenso. Francesco ha scosso molto la Chiesa e ora l’istituzione ha bisogno di pace. Ma il popolo di Dio ha bisogno di andare avanti".

Un passaggio chiave, che illumina le tensioni ma anche le speranze di questo passaggio di testimone. Secondo Vesco, il futuro Papa dovrà saper tenere insieme due esigenze solo apparentemente opposte: "Colui che sarà eletto dovrà conciliare il bisogno di unità e guidare un popolo di Dio che vuole procedere nella direzione di Francesco". Non sarà facile. E qui il cardinale francese introduce una riflessione sul profilo del prossimo Pontefice, suggerendo che più dell’origine geografica o culturale conterà il temperamento, il carattere. "Se vieni da dentro è difficile riformare le cose – osserva – era la forza di Francesco e anche la sua fragilità: era un uomo solo che poteva riformare. Possono funzionare entrambi i modelli, e possono fallire entrambi".
Parole che riflettono un equilibrio tra realismo e fede, tra attesa e responsabilità. E che ci ricordano, ancora una volta, quanto sia complesso il mistero dell’elezione di un Pontefice.