Il capriolo che vive all’aeroporto di Rimini condannato a morte: è un pericolo per gli aerei
“Ogni tentativo di cattura del capriolo in aeroporto è risultato vano". Il presidente della Provincia di Rimini, Riziero Santi allarga le braccia sconsolato. La storia è quella dell'animale che ormai da diversi mesi vive negli spazi dell’aeroporto di Miramare dopo esservi entrato oltrepassando il recinto che delimita l’area della pista dello scalo romagnolo. Diversi in queste settimane sono stati i tentativi degli addetti alla sicurezza di sedarlo e catturarlo così da salvare lui e mettere al sicuro la pista destinata all’atterraggio degli aerei. Purtroppo tutti vani. Il capriolo è infatti diventato un pericolo nelle operazioni di decollo e di atterraggio. Così la Provincia ha provato a contattare personale specializzato munito di carabine a precisione di lunga gittata. Ma nulla da fare. Alla fine il capriolo sarà con tutta probabilità ucciso.
"Avevo creduto e investito su questa possibilità e oggi i sentimenti che provo sono di delusione e sincero dolore. Alla mia richiesta di spiegazioni sui fallimenti degli esperti, appositamente ingaggiati, mi è stato riferito che il proiettile anestetizzante è sparato da un fucile ad aria compressa che ha una gittata non superiore a 20/30 metri e che deve colpire una parte non vitale; che l’animale si sa muovere perchè è abituato agli ambienti e ai ritmi del luogo e non è avvicinabile a quelle distanze; che anche i diversi tentativi di accerchiamento con le reti non hanno dato l’esito sperato" ha detto Riziero Santi.
"Dopo essermi opposto all’abbattimento sono state messe in pratica tutte le tecniche alternative conosciute per salvare la vita all’animale, con la collaborazione del dott. Alan Risolo, esperto riconosciuto di livello nazionale, e il coordinamento fattivo delle autorità aeroportuali militari e civili, degli uffici regionali e provinciali. Cattura a rete, utilizzo di proiettili anestetizzanti, ausilio di uomini e mezzi, nulla è stato sufficiente ad avvicinare l’animale così da essere imprigionato nelle reti o da essere raggiunto dal proiettile anestetizzante sparato ad aria compresso a distanza massima di 20/30 metri. Non posso fare altro" ammette sconsolato il presidente della provincia di Rimini. "Ora la direzione delle operazioni, necessarie per tutelare la sicurezza del trasporto aereo, torna nell’esclusività delle autorità di sicurezza aeroportuale, regionale e provinciale, le quali agiranno in base ai protocolli previsti dalle leggi vigenti" conclude.