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Il capitano Ultimo è ufficialmente senza scorta. Lui avverte: “Leoluca Bagarella è ancora pericoloso”

Da ieri, lunedì 3 settembre, il capitano Ultimo – al secolo Sergio De Caprio, è senza scorta. Il diritto all’utilizzo dell’auto blindata è stato revocato proprio nel giorno dell’anniversario dell’omicidio del generale Dalla Chiesa, ex prefetto di Palermo impegnato contro la mafia. ‘Sensibilizziamo tutti, specie i tecnici che devono valutare la pericolosità di Bagarella, che resta un temibile killer di Cosa nostra. Tanto è vero che è al 41 bis in carcere. Questi sono gli aspetti su cui è bene mantenere alta l’attenzione”, ha tenuto a sottolineare il capitano parlando della vicenda.
A cura di Charlotte Matteini
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Da ieri, lunedì 3 settembre 2018, il capitano Ultimo – al secolo Sergio De Caprio -, l'uomo che nel 1993 arrestò Totò Riina, è senza scorta. Il capitano Ultimo non potrà dunque più utilizzare l'auto blindata di scorta a causa della revoca della stessa operata dall'Ucis, l'organo preposto alla concessione e alla revisione delle scorte ai cittadini considerati in pericolo di vita. La revoca è stata disposta a partire dal 3 settembre, proprio nel giorno in cui ricorreva l'anniversario dell'omicidio ddel generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, prefetto di Palermo, della moglie Emanuela Setti Carraro e dell'autista Domenico Russo. La revoca della scorta a capitano Ultimo è stata annunciata poche settimane fa, con un post pubblicato su Facebook, proprio dalla figlia del generale Dalla Chiesa, la conduttrice televisiva Rita Dalla Chiesa. Nel giro di pochissimo, si sono scatenate accesissime polemiche e il capitano Ultimo è stato difeso da molti esponenti parlamentari, su tutti la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni, i quali hanno chiesto delucidazioni al ministro dell'Interno Matteo Salvini.

"È una decisione incredibile. Sono indignata, dispiaciuta e amareggiata, non riesco a capirne fino in fondo i motivi. Ci si sarebbe aspettato un atteggiamento diverso. Non sono andata a Palermo oggi per ricordare mio padre anche per questo motivo, ho preferito stare vicino a Ultimo. Nella sua solitudine ho riconosciuto la stessa di mio padre. Ma la solitudine cui è lasciato un uomo che ha fatto tanto per noi, per i cittadini, per questo stesso Stato, non può essere dimenticata o minimizzata perché é la solitudine che ti porta verso il pericolo. Questo mi preoccupa molto, anche se gli uomini di Ultimo sicuramente non lo lasceranno solo. Ma è lo Stato che non dovrebbe mancare", ha dichiarato Rita Dalla Chiesa commentando la vicenda.

In un'intervista concessa a TPI, De Caprio ha dichiarato: "Sono un soldato, non ho il diritto di entrare nel merito di questa decisione. Chiaramente la vicenda legata alla mia sicurezza riguardava ciò che alcuni collaboratori di giustizia, tra cui La Barbera, spiegavano sul killer Bagarella, che in un'occasione aveva offerto un miliardo di lire a chi avesse fornito indicazioni su di me. Ho scelto di vivere con un basso profilo. Avevo la tutela, il quarto livello di scorta, quello più basso, ma se questa è la decisione la rispetto". Alla vigilia della revoca, però, il capitano Ultimo ha protestato contro la decisione dell'Ucis e su Twitter ha diffuso una serie di tweet contro lo Stato: "No all'omertà, no al mobbing di Stato". 

Come ricorda l'agenzia di stampa Agi, anche nell'ottobre 2009 venne revocata la scorta a De Caprio, ma nel giro di pochi mesi, nel gennaio 2010, venne poi riassegnata. Su capitano Ultimo pende una "condanna" della mafia: più volte molti collaboratori di giustizia hanno dichiarato che il boss Leoluca Bagarella aveva intenzione di farlo uccidere. "Il pentito Gioacchino La Barbera, ad esempio, ha riferito in udienza pubblica che Leoluca Bagarella aveva offerto a un carabiniere che forniva notizie a Cosa nostra un miliardo di lire per avere informazioni su dove alloggiava il capitano. E il pentito Salvatore Cangemi il 22 luglio 1993 sostenne di avere partecipato a una riunione con Bernardo Provenzano, Raffaele Ganci e Michelangelo La Barbera nel corso della quale Provenzano gli comunicava l'esistenza di un progetto per catturare vivo il capitano Ultimo oppure di ucciderlo. Anche il pentito Giuseppe Guglielmini il 9 maggio 1997 disse di avere appreso dal killer Giovannello Greco, che Bernardo Provenzano aveva l'intenzione ossessiva, il chiodo fisso di uccidere il capitano Ultimo. Ma il militare puntualizza: ‘Sensibilizziamo tutti, specie i tecnici che devono valutare la pericolosità di Bagarella, che resta un temibile killer di Cosa nostra. Tanto è vero che è al 41 bis in carcere. Questi sono gli aspetti su cui è bene mantenere alta l'attenzione'", ricorda Agi.

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