Il cambiamento climatico derivante dall'attività della specie umana sulla Terra è la madre di tutte le questioni.
Il cambiamento climatico porta le terre a diventare sempre più aride, non coltivabili, e milioni di persone a fuggire dai Paesi dove sono nate anche in conseguenza della variazione delle temperature.
Piccole variazioni nelle temperature sono infatti in grado di sovvertire completamente gli equilibri dell'ambiente terrestre, ed è esattamente quello che sta avvenendo.
L'estate 2022 è stata la più calda nella storia della specie umana sulla Terra, ma se non attueremo politiche radicali contro i combustibili fossili e a favore delle energie alternative – soltanto per citare una delle sfide che ci attendono – fra dieci anni la ricorderemo come l'estate più fresca degli ultimi 3.650 giorni.
Facciamo un passo indietro: quest'estate ho visto le immagini della fusione del ghiacciaio Fellaria, velocizzate per racchiudere in pochi secondi di video lo scioglimento del ghiacciaio negli ultimi 4 anni. Quelle immagini sono impressionanti, ed è proprio vedendo quelle immagini che qualche mese fa ho deciso di approfondire la storia del cambiamento climatico anche in Italia, decidendo di accompagnare una ricercatrice e un ricercatore del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) alla stazione di monitoraggio del Rifugio Gastaldi, sul Pian della Mussa (Torino), proprio di fronte a uno dei ghiacciai della Bessanese ormai scomparso, ritirato fino oltre la montagna di fronte.
Nel mio viaggio ho accompagnato la ricercatrice Marta Chiarle e il ricercatore Guido Nigrelli, che ringrazio per avermi dato la possibilità – a me profano di numeri e dati – di comprendere e di provare in questo modo e grazie alla telecamera che avevo con me, di raccontare anche a voi.
Oggi l'unica forma di ghiaccio che si vede dal Rifugio Gastaldi è una lastra – grigia, perché il ghiaccio è grigio e non bianco – isolata. Non si tratta neanche di quello che tecnicamente viene chiamato "ghiaccio morto", è proprio – soltanto – una lastra di ghiaccio a metà del monte di fronte al Rifugio. Un'immagine triste, iconica.
Eppure c'è un dato che subito – a non saperlo leggere – salta agli occhi: i ghiacciai in Italia sono in aumento, e la conseguenza sono proprio le temperature in aumento. Come è possibile? Lo è: i ghiacciai fondono, e da ghiacciai molto grandi se ne formano due o tre, talvolta anche quattro. Ed è così che la superficie glacializzata in Italia è in diminuzione drastica e costante, però il numero dei ghiacciai risulta in aumento.
Ve l'ho raccontato come uno degli esempi che dovrebbero indurci ogni giorno a essere più scaltri e informati rispetto a chi usa i dati – anche quando non sono palesemente falsi – per ridurre la problematica del cambiamento climatico, per irriderla o addirittura per negarla.
La comunità scientifica oggi è concorde, non esistono più posizioni in campo, ne esiste soltanto una: negli ultimi 820.000 anni mai la concentrazione di C02 e metano nell'aria aveva raggiunto i livelli attuali, come mi ha spiegato Valter Maggi, direttore del Comitato Glaciologico Italiano, che sono andato a trovare all'Università Bicocca di Milano e mi ha accompagnato nei sotterranei dell'Università, dove ha sede il laboratorio del Comitato, a – 30°.
La conoscenza dei livelli di inquinamento dell'aria, e il confronto con il passato, è possibile proprio grazie ai ghiacciai, che sono sostanzialmente degli archivi di informazioni, perché il ghiaccio imprigiona quello che trova nell'aria, conservandolo; per questo i ghiacciai sono indispensabili anche per riuscire a studiare e ricostruire la flora nel passato – ad esempio tramite la rilevazione dei pollini – o appunto l'inquinamento. I ghiacciai ci permettono di studiare un ambiente non contaminato dalla presenza dell'Uomo.
La possibilità di vita della specie umana su questo pianeta, almeno per come la intendiamo oggi, è in pericolo. Se potessimo vederci dall'alto, giudicarci con coerenza e verità, vedremmo un brulicare di esseri bipedi impegnati nel più grande suicidio di massa della Storia. Un suicidio i cui effetti sono visibili già oggi: frane, inondazioni, siccità, cataclismi, eventi che sempre più segneranno la Storia del nostro pianeta.
La prossima generazione, probabilmente, non avrà già più i mezzi di sussistenza e le possibilità che abbiamo avuto noi quarantenni occidentali.
Dovremmo ricordare che “la Terra non è un'eredità ricevuta dai nostri Padri, ma un prestito da restituire ai nostri figli”, come recita un antico proverbio amerindio, cioè degli indiani d'America, i nativi. Loro sì, avevano già visto lontano, molto più di Cristoforo Colombo.