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Il boss Raduano è in carcere al 41 bis, estradato dalla Corsica dopo l’arresto in latitanza

Marco Raduano è stato estradato dalle autorità francesi dopo l’arresto in Corsica ed è arrivato oggi in Italia dove è stato rinchiuso in regime di carcere duro al 41 bis. Le indagini sulla sua latitanza proseguono per individuare la rete di fiancheggiatori.
A cura di Antonio Palma
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Il boss della mafia foggiana Marco Raduano è di nuovo in cella in Italia ed è stato rinchiuso in regime di carcere duro al 41 bis. Lo ha comunicato oggi il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro delle Vedove, annunciando l’avvenuta estradizione di Raduano dopo l’arresto in Corsica mentre era latitante. Dopo tutte le procedure di rito, infatti, il boss è stato riconsegnato nelle scorse ore alle autorità italiane che ne avevano chiesto l’arresto con un mandato di cattura europeo.

“Raduano è arrivato oggi in Italia ed è detenuto in regime di 41 bis” ha dichiarato Delmastro. Il boss era stato arrestato il 31 gennaio scorso a Bastia, in Corsica, dove si era rifugiato in seguito alla rocambolesca evasione dal carcere di massima sicurezza ‘Badu e' Carros' di Nuoro avvenuta un anno prima. Il 40enne, originario di Vieste, si era calato con un lenzuolo dal muro di cinta per poi svanire nel nulla. L’uomo era finito così nella lista dei tre latitanti italiani più pericolosi ricercati da Europol con Enfast la rete europea delle Unità Ricerche Attive Latitanti.

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La cattura è avvenuta dopo una lunga caccia all’uomo da parte dei carabinieri del Ros che da tempo avevano messo nel mirino possibili fiancheggiatori del boss per arrivare a lui. La cattura mentre Raduano andava in un ristorante di lusso in Corsica dove conduceva una vita normale pensando di non essere individuato. Con lui infatti era finito in manette anche Gianluigi Troiano, ritenuto dagli inquirenti il braccio destro di Raduano e latitante a sua volta.

"Con la cattura di Raduano, lo Stato ha inflitto un duro colpo alla criminalità organizzata garganica” ha dichiarato Delmastro, aggiungendo: “Mi auguro che, grazie al proseguimento delle indagini, possa essere scoperchiata la rete di fiancheggiatori che ne hanno favorito la latitanza, affinché anche loro possano essere assicurati alla giustizia. Contro la mafia lo Stato non arretra".

Le indagini sulla sua latitanza infatti proseguono perché, come ha confermato il procuratore capo della Dda di Bari, Roberto Rossi, "Non c'è dubbio che una latitanza è possibile solo se c'è una rete di aiuto".

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