Il boss Graviano intercettato: “Gigi D’Alessio infame, non cantò per mio figlio”
Vicinanze criminali, amicizie politiche e obiettivi mafiosi ma anche vicende molto più personali come una diatriba con Gigi D'Alessio per un mancato concerto da lui richiesto. È il contenuto delle intercettazioni ambientali al boss mafioso Giuseppe Graviano registrate di nascosto dagli inquirenti nel carcere di Ascoli Piceno mentre dialogava col compagno di ora d’aria e ora finite agli atti dell'inchiesta sulla astrattiva stato mafia. In una delle conversazioni, infatti, il capomafia di Brancaccio si scaglia anche contro il cantante partenopeo, definito un “pezzo d’infame, perché aveva rifiutato il suo invito” ma non “quello dei Marcianise e di altri soggetti malavitosi" a cantare per i figlio.
"Graviano racconta che quando il figlio fece la prima comunione, nel 2006, e lui si trovava nel carcere di Spoleto, il ragazzo gli chiese se poteva ingaggiare Gigi D'Alessio, il quale, dopo avergli dato la disponibilità rifiutò l'invito perché seppe chi era lui" scrivono nelle sintesi delle intercettazioni gli uomini della Direzione investigativa Antimafia, aggiungendo: "Graviano definisce il cantante ‘pezzo di infame', perché aveva rifiutato il suo invito, mentre non aveva rifiutato quello dei Marcianise e di altri soggetti malavitosi".
Lo staff del cantante, dopo aver appreso la notizia dai mezzi di stampa dal suo canto ha smentito ogni possibile collegamento di Gigi D'Alessio col boss mafioso. "Non c'è stata nessuna trattativa per la partecipazione alla Prima Comunione del figlio del boss nel 2006″ hanno spiegato infatti dal team del cantante aggiungendo: "L’artista a quell’epoca, aveva già una decennale carriera di successi alla spalle, facendo tournée mondiali e riempiendo stadi e palazzetti dello sport. Le attività relative alle feste private erano cessate molto prima, nel 1996. Pertanto qualunque affermazione è da ritenersi falsa ed estranea all’artista stesso ed al suo staff. Il nome di D’Alessio è quindi stato fatto impropriamente, o da qualcuno che ha promesso la partecipazione senza avere la rappresentanza dell’artista”.