Altro giorno di buone notizie, dai numeri del bollettino sull’emergenza Coronavirus diffuso nel consueto punto stampa dal dipartimento della Protezione Civile: In Italia i contagi sono 135.586 (+ 3039 rispetto a ieri), di cui 24.392 guariti (+1.555 ) e 17.127 decessi (+604). Dei casi positivi accertati, 61.557 sono in isolamento domiciliare, 28.718 sono ospedalizzati con sintomi e 3.792 sono ricoverati in terapia intensiva. La buona notizia riguarda proprio i pazienti trasferiti in questo reparto, il cui numero diminuisce per il terzo giorno consecutivo. La regione più colpita dall'infezione resta ancora la Lombardia, seguita da Emilia Romagna e Piemonte, quindi Veneto, Toscana, Marche e Liguria.
“Siamo arrivati al picco”. Giovanni Forti, 25 anni è studente di Economics all'Università di Pisa e alla Scuola Superiore Sant'Anna. Dal 2018 fa parte della redazione di YouTrend, dove di occupa della parte editoriale, dell'analisi dei dati e della produzione di data visualization e ha scritto diversi articoli sulla pandemia del Covid-19: “Oggi ci sono tanti guariti fuori dalla Lombardia – spiega Giovanni Forti a Fanpage.it – e questo è il segnale più incoraggiante di oggi”.
Partiamo proprio dai guariti. In quanto si quantifica questo aumento?
I guariti sono stati tanti in Lombardia, 635 in un solo giorno, ma tantissimi – in relazione al numero dei contagiati – anche nelle altre regioni: 200 in Emilia-Romagna, 192 in Piemonte, 100 in Trentino Alta Adige, 88 in Liguria, 61 in Veneto e in Friuli Venezia Giulia. Settimana scorsa dicevamo che se fosse cresciuto il numero dei guariti ci saremmo avvicinati molto al picco. Direi che ora ci siamo.
Da dove arrivano i dati più positivi?
Proprio dalle regioni “osservate speciali”: oltre alla Lombardia, ci sono altre tre regioni che hanno un numero negativo di nuovi casi: l’Emilia – Romagna, il Friuli Venezia Giulia e l’Umbria. La cosa interessante di queste tre regioni è che oggi hanno analizzato più tamponi della media degli ultimi cinque giorni.
Il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli dice che oggi abbiamo avuto il minor numero di nuovi contagi dal 10 marzo scorso…
Il 10 marzo per di più era un dato sbagliato, con tantissimi dati mancanti: se escludiamo il 10 marzo sono i dati migliori dal 6 di marzo, da prima di tutti i lockdown. Ma quando facciamo i confronti col passato, è meglio riferisti ai numero assoluti. E i dati di oggi passa da un altissimo numero di guariti e ancora da un alto numero di deceduti.
Il numero dei deceduti fatica a decrescere, però…
Sui deceduti abbiamo raggiunto la soglia attorno ai 600 decessi al giorno e da lì non ci spostiamo: è un numero nettamente inferiore ai giorni da 900 decessi al giorno. Ma il tasso di mortalità è ancora molto alto. E penso vari a seconda della regioni. In Lombardia è doppio rispetto al resto del Paese.
L’aumento dei guariti e il minor numero di casi faciliterà il lavoro degli ospedali, d’ora in poi?
Non so se il calo dei contagi faciliterà il lavoro sul campo. Sicuramente, però, la curva della frenata ha un inizio più lento, poi ha un momento più veloce e poi si ri-adagia su un nuovo plateau, alla fine. Nel corso di questa settimana ci attesteremo sui 2500 nuovi casi al giorno, ma ci vorranno settimane prima che si arriverà al fatidico zero casi. Abbiamo superato il picco, ma non è tutto finito.
Diamo uno sguardo fuori dall’Italia: anche in Spagna, molto più velocemente che da noi, la curva dei contagi e dei decessi ha frenato: come mai? Cos’hanno fatto meglio di noi?
La Spagna ha avuto una curva più stretta della nostra: sono cresciuti i casi più in fretta che da noi, ma nel contempo hanno invertito la tendenza più velocemente di noi. Più della distanza sociale, credo abbia influito l’idea di fare ospedali da campo completamente separati dal resto dei ricoverati. La terribile esperienza degli ospedali di Codogno e Alzano ha fatto scuola, ed è stato un esempio da non ripetere.