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Il 25 aprile, festa della liberazione tra celebrazioni e polemiche

Oggi giornata della liberazione che non ha potuto non essere anche uno strumento di polemica per quanti, purtroppo, ancora non sono riusciti, o non vogliono, capirne il significato.
A cura di Nadia Vitali
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Curiosa caratteristica tutta italiana: le festività nate per unire ed affrancarsi dalle piccole discordie particolaristiche, le giornate in cui la collettività civile dovrebbe essere l'unica protagonista nel ricordo di eventi determinanti della propria storia, diventano puntualmente occasione di polemica, momenti in cui singoli individui si sentono in dovere di esprimere un'opinione, qualunque essa sia, pur di dar contro ad un sentimento nazionale che, ogni tanto, andrebbe provato con sincera passione: se non altro per il piacere di conoscere la propria storia ed imparare da questa chi siamo.

Questo quanto è successo, ad esempio, con le celebrazioni per i 150 anni dell'unità d'Italia, fortemente volute dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e contestate in numerose occasioni soprattutto da esponenti del nostro Governo. Naturalmente con il 25 aprile, il giorno scelto come simbolo della liberazione dell'Italia dai nazifascisti del 1945, giacché in quella data Milano e Torino furono liberate dopo duri anni di resistenza, non poteva accadere diversamente.

Tante le voci tra i deputati che esortano a non festeggiare, riducendo, naturalmente, il fenomeno ad una sorta di "lotta" tra comunisti e fascisti (ignorando che del Fronte di Liberazione Nazionale facevano parte anche i monarchici ed i cattolici, ad esempio); numerosi coloro che sentono l'esigenza di puntualizzare sulle ombre che la storia partigiana si porta dietro e quelli che non riescono a fare a meno di vedere in una giornata così significativa altro se non uno strumento per dichiarare proprie rozze prese di posizione; e c'è anche chi esorta, proprio oggi, a guardare al ventennio fascista "con le sue luci e le sue ombre", ignorando che un'ombra vergognosa come le leggi razziali è sufficiente per cercare di dimenticare il più possibile quella scellerata pagina della nostra storia. Ma, del resto, è di pochi giorni fa la presentazione di un Ddl che mira ad abolire la norma costituzionale che vieta la riorganizzazione del partito fascista, segno che ci avviamo, probabilmente, verso un momento davvero molto buio della nostra giovane storia; se non altro per lo spessore morale delle persone che, governandoci, decidono delle nostre sorti.

Per fortuna,tuttavia, le voci fuori dal coro si riducono a ben poca cosa e lo spirito di unità che avrebbe dato origine alla nostra Costituzione negli anni successivi alla liberazione, sarà oggi giustamente commemorato dalle nostre autorità, con il Presidente della Repubblica che andrà a rendere omaggio al monumento del Milite Ignoto. Il Presidente della Camera Gianfranco Fini ha esortato i soldati italiani in missione in Afghanistan a ricordare la festa della Liberazione perché proprio loro, quotidianamente impegnati per aiutare un popolo ad emanciparsi "dalla violenza dell'integralismo, dalla schiavitù dell'ignoranza, della miseria e del degrado" sono coloro che più di tutti possono comprendere lo sforzo e l'impegno necessari a conseguire la libertà.

Una libertà che noi italiani abbiamo conquistato lottando, perdendo e sbagliando, ma di cui dovremmo andare fieri, oggi 25 aprile più che mai, uniti ancora più dalla nostra bandiera, dalla nostra storia, dalla nostra terra.

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