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Cambiamenti climatici

Il 2022 è stato l’anno in cui ci siamo accorti tutti della crisi climatica, ma ce ne siamo fregati

Caldo record, siccità, eventi climatici estremi, sfollati, bollette alle stelle: il 2022 ci ha sbattuto in faccia come sarà il mondo nell’era del cambiamento climatico. E noi cosa abbiamo deciso di fare? Nulla.
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Le strade di Senigallia dopo la piena del fiume Misa
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La guerra in Ucraina, la pandemia, l’inflazione, il caro bollette, le tensioni tra Cina e Taiwan, i mondiali in Qatar, la corruzione al Parlamento Europeo, Elon Musk che compra Twitter.

Probabilmente, quando leggerete i resoconti su che anno sia stato il 2022, è questo ciò di cui leggerete.

Ed è curioso, ma ben pochi di questi fatti troveranno spazio sui libri di Storia di domani. Domani, il 2022 sarà ricordato come l’anno in cui il mondo ci ha sbattuto in faccia, ovunque sul pianeta, gli effetti della catastrofe climatica cui lo stiamo sottoponendo. Ma anche come l’anno in cui, nonostante fosse impossibile non vederla, abbiamo deciso di non fare nulla.

Giusto un riepilogo, per rinfrescare la memoria, almeno quella.

L’anno che sta finendo sarà stato l’anno più caldo di sempre in Italia dal 1800, cioè da quando vengono registrate le temperature. A dirlo è il Cnr, ma anche le temperature di questi giorni, che al Sud e sui rilievi alpini sono superiori di oltre 10 gradi alla media stagionale. Un caldo, che quest’estate ha portato a temperature di quasi 4 gradi superiori alla media storica, con le precipitazioni che sono quasi dimezzate provocando la peggior siccità degli ultimi settant’anni, anche in una delle aree più ricche d’acqua in Europa, come la pianura padana.

Il 2022 è stato anche l’anno in cui un enorme seracco si è staccato dal ghiacciaio della Marmolada, uccidendo undici persone, a causa di temperature anomale che erano arrivate anche ai 10 gradi oltre ai 3mila metri di altezza. Del resto, il 2022 è stato l’anno record per lo scioglimento dei ghiacciai alpini, tanto che basterebbero appena 17 estati come quella appena trascorsa per cancellarli completamente.

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È stato l’anno degli eventi metereologici estremi, 310, il 27% in più rispetto a tutto il 2021, più del doppio rispetto alla media dell’ultimo decennio, che sono costati la vita a 29 persone. L’anno in cui la pioggia di una notte nelle Marche ha ucciso 12 persone, lasciato 150 famiglie senza una casa e provocato danni per 2 miliardi di euro. L’anno in cui una notte di pioggia a Ischia ha lasciato sul terreno altre 12 vittime e 230 persone sfollate.

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Guardando un po’ più lontano, è stato un anno da record anche per la deforestazione dell’Amazzonia, quello che ancora chiamiamo polmone del mondo, salvo poi ignorarne la distruzione, con quasi 4000 km quadrati persi nei primi 6 mesi del 2022, il dato più alto mai registrato dal 2016.

Il 2022 è stato anche l’anno in cui abbiamo scoperto quanto siamo dipendenti dalle fonti fossili come gas e petrolio, e quanto questa dipendenza renda fortissimi regimi autoritari come quello russo o come quello del Qatar, che usano l’energia che ci vendono per ricattarci.

Ma è stato anche l’anno in cui in Italia si è parlato solo di come sostituire il gas e il petrolio russo con altro gas e altro petrolio. 

E anche l’anno in cui alla Cop27 di Sharm el Sheik, i leader del pianeta non sono riusciti a trovare un accordo su come uscire dalla dipendenza dai combustibili fossili.

È stato l’anno in cui abbiamo discusso più di quanto sia deplorevole che gli attivisti contro il cambiamento climatico abbiano bloccato una tangenziale, o imbrattato la teca in cui è custodito un capolavoro di Van Gogh o la facciata della Scala, più di quanto abbiamo discusso di cambiamento climatico.

È stato l’anno, insomma, in cui abbiamo perso ogni inconsapevolezza e ogni innocenza. L’anno a partire dal quale non possiamo più dire di non sapere. L’anno in cui abbiamo cominciato tutti, nessuno escluso, a essere parte del problema.

La speranza, la solita, è che il 2023 sia l’anno in cui cominciamo a essere davvero parte della soluzione.

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Francesco Cancellato è direttore responsabile del giornale online Fanpage.it e membro del board of directors dell'European Journalism Centre. Dal dicembre 2014 al settembre 2019 è stato direttore del quotidiano online Linkiesta.it. È autore di “Fattore G. Perché i tedeschi hanno ragione” (UBE, 2016), “Né sfruttati né bamboccioni. Risolvere la questione generazionale per salvare l’Italia” (Egea, 2018) e “Il Muro.15 storie dalla fine della guerra fredda” (Egea, 2019). Il suo ultimo libro è "Nel continente nero, la destra alla conquista dell'Europa" (Rizzoli, 2024).
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