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Il 2022 è l’anno dei suicidi in carcere: già 79. Un report mostra come si fa poco o nulla per evitarli

Il 2022 vede un’esplosione dei suicidi in carcere: 79 morti nei primi 11 mesi dell’anno. Nel 2021 erano stati 58, quello dell’anno in corso è il dato nettamente più alto negli ultimi 10 anni. Una ricerca del Garante nazionale dei detenuti ci aiuta a capire cosa sta accadendo nei penitenziari italiani e ci dà una certezza: si fa troppo poco per evitare la disperazione e la sofferenza che sfocia in atti di autolesionismo e nella scelta di togliersi la vita.
A cura di Valerio Renzi
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In carcere negli undici mesi conclusi di questo 2022 si sono tolte la vita 79 persone, il numero più alto degli ultimi dieci anni. Un numero che segnala un incremento del fenomeno che non può che far sollevare domande e inquietudini. Per questo il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale ha diffuso oggi un dossier che inquadra il fenomeno in una prospettiva di lunga data, contribuendo a sottolinearne la gravità e a indagarne le ragioni. Chi si toglie la vita in carcere spesso non può avere accesso a pene alternative perché non ha una casa, è tendenzialmente giovane e in circa la metà dei casi non ha una pena definitiva. Devastante poi è l'impatto con l'ingresso nell'universo penitenziario: basta osservare il tempo percorso tra l'ingresso e la scelta di togliersi la vita. A volte bastano 24 ore.

Un altro elemento che balza agli occhi scorrendo le pagine del report è il rapporto diretto tra quelli che sono considerati "eventi critici", come atti di autolesionismo o tentati suicidi, la concentrazione delle morti in alcuni penitenziari italiani. Tutto questo ci porta a pensare il numero di morti in cella non come un evento ineluttabile, pur nella difficoltà di valutare come un fenomeno unitario la scelta fin troppo intima e complessa di togliersi la vita, ma come il risultato di condizioni su cui è possibile intervenire: in più della metà dei casi le istituzioni sono a conoscenza di fragilità sociali e psichiche dei detenuti.

Negli ultimi dieci anni si sono suicidati in carcere 583 persone. Abbiamo assistito a un andamento più o meno piatto fino al 2022 (come mostra la tabella qui sotto). Cosa è successo? Alcune delle risposte possono essere cercate nello studio anticipato oggi.

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In 11 mesi 79 suicidi nelle carceri italiane

Dei 79 detenuti che si sono tolti la vita 74 erano uomini e 5 donne, una sproporzione da leggere anche alla luce del fatto che su un totale di una popolazione carceraria pari 56.524 persone, le donne sono 2.389, circa il 4% della popolazione carceraria. Per quanto riguarda le origini dei detenuti morti in carcere 46 sono italiani, e 33 stranieri di varie nazionalità. Vale la pena sottolineare che tra gli stranieri 18 senza fissa dimora, quindi impossibilitati ad accedere con immediatezza a misure alternative alla detenzione carceraria. "Va osservato poi che 18 persone tra quelle che si sono tolte la vita risultavano senza fissa dimora e, come già anticipato sopra, erano tutte di nazionalità straniera. A proposito di quest’ultimo dato, si evidenzia che il numero delle persone senza fissa dimora che si sono tolte la vita risulta in netto aumento rispetto agli anni precedenti", si legge inoltre nel rapporto.

L'età media di chi si toglie la vita è 40 anni

Un dramma quello dei suicidi in carcere che vale la pena sottolineare, riguarda soprattutto i più giovani: "Le fasce d’età più presenti sono quelle tra i 26 e i 39 anni (33 persone) e tra i 40 e i 54 anni (28 persone); le restanti si distribuiscono nelle classi 18-25 anni (9 persone), 55-69 anni (6 persone) e ultrasettantenni (3 persone)". L’età media è di 40 anni, uomini e donne che per lo più sono sotto processo o condannati per reati contro il patrimonio.

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In attesa di giudizio: la pena di chi è intrappolato in cella

Poi il dato più significativo forse: circa la metà dei detenuti che hanno scelto di togliersi la vita era in carcere in attesa di giudizio o stava affrontando un processo di appello. Erano uomini e donne potenzialmente innocenti ed è necessario chiedersi se in tutti i casi la misura della restrizione in carcere fosse necessaria, o se si trovavano in cella nell'impossibilità di andare ai domiciliari. Sono 31 i cittadini che erano in attesa del primo grado di giudizio, mentre in 7 attendevano i risultati del loro appello. Invece in 36 avevano ricevuto una condanna definitiva e 5 erano in una condizione definita "mista con definitivo", ovvero che hanno già una condanna definitiva ma sono in corso di giudizio in altri procedimenti.

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Vite spezzate a un passo dal ritorno in libertà

Poi un dato che nella sua freddezza è un pugno nello stomaco: tra i detenuti con una pena definitiva, ben 39 avevano una pena da scontare fino a 3 anni, e ben 5 avrebbero finito la loro pena entro l'anno in corso. Solo quattro avevano una pena superiore a 3 anni e solo un detenuto doveva scontare più di dieci anni. Per quanto sia difficile da sondare con le statistiche, tenendo conto che ogni storia di chi sceglie di togliersi volontariamente la vita è irriducibilmente particolare, è un dato di cui non si può non tenere conto: si suicida nella stragrande maggioranza dei casi chi si trova ad affrontare la realtà carceraria anche con la prospettiva di uscire a breve o a brevvissimo. A conferma che è il tempo vuoto degli istituti di pena, la sensazione di essere abbandonati e senza prospettive, a far insorgere più di tutto il resto una condizione di disperazione. E non è un caso che se gli episodi suicidari sono distribuiti in modo piuttosto uniforme nei mesi dell'anno, conoscono un picco nel mese di agosto, quando sono il personale diminuisce e le occasioni di attività alternative al fare niente diminuiscono, quando il peso del sovraffollamento con il picco del caldo è peggiore.

L'impatto con l'universo carcerario

C'è poi un impatto con il carcere che è durissimo, e che in troppi, soli e smarriti, non reggono: il 62% delle morti si sono verificate nei primi sei mesi di ingresso nell'istituto penitenziario dove è avvenuto il suicidio, "21 nei primi tre mesi dall’ingresso in Istituto e 15 entro i primi 10 giorni, 9 dei quali addirittura entro le prime 24 ore dall’ingresso".

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Violenza, sovraffollamento, autolesionismo

I suicidi in carcere poi vanno presi in considerazione non come un fenomeno isolato. Gli Istituti in cui si sono verificati i suicidi sono 54, ovvero 28,4% del totale delle strutture penitenziarie, e negli istituti in cui si verificano più suicidi sono quelli dove in molti casi il sovraffollamento è maggiore, ma anche dove si registrano il maggior numero di evento segnalati come critici: violenza, autolesionismo, tentati suicidi come mostra la tabella. I suicidi dunque avvengono in molti casi all'interno di un contesto segnato da una grande sofferenza e violenza.

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