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I vermocane proliferano nei mari del Sud Italia, gli esperti: “Generano edemi, pruriti e febbri”

Secondo i biologi dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (Ogs), nei mari di Sicilia, Puglia e Calabria sta proliferando il vermocane, noto anche come verme del fuoco, per colpa del caldo. “Hanno nelle setole tossine urticanti che generano edemi, pruriti e febbri”.
A cura di Ida Artiaco
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Vermocane (Wikipedia).
Vermocane (Wikipedia).

Si sono moltiplicati negli ultimi anni nei mari di Sicilia, Puglia e Calabria, per questo, anche probabilmente in vista dell'avvio della stagione estiva, i biologi dell'Ogs, l'Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale, hanno promosso una campagna di informazione sui cosiddetti vermocane, noti anche come vermi del fuoco, il cui nome scientifico è Hermodice carunculata.

Creature molte colorate e lunghe, dotate di setole urticanti, se infastidite, possono infliggere dolorose irritazioni lanciando gli aghi a uncino verso la minaccia. Fino a poco tempo fa questa specie era nota per essere numerosa solo nel canale di Suez, ma negli ultimi due-tre anni le ondate di calore estive li hanno fatti moltiplicare enormemente nel mare italiano, in particolare quello che bagna le coste delle regioni del Sud. Sono diventati così una specie invasiva, minacciosa per gli animali che vivono nelle riserve naturali marine, compresi i coralli, e per il lavoro dei pescatori.

Proprio per questo, sono ora nel mirino dei biologi del laboratorio dell'Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale. I vermocane "hanno nelle setole tossine urticanti che generano edemi, pruriti e febbri", ha spiegato Michela D'Alessandro, che con i colleghi Valentina Esposito e Marco Graziani sta studiando questa specie. "Lo studio dei vermocane è un progetto dell'Ogs, nato sulla scia delle segnalazioni dei pescatori", ha aggiunto.

Questi animali, dicono gli esperti, sono anche capaci di rigenerarsi quando vengono spezzati in due, sono dotati di aculei che contengono tossine urticanti e sono, sostanzialmente "predatori insaziabili", tanto da mangiare tutto il pesce catturato nelle reti dai pescatori.

Sempre più frequentemente, infatti, i pescatori trovano i pesci presi nelle reti uccisi da questi animali inarrestabili, lunghi in media 20 centimetri e che in qualche caso possono raggiungere il metro. Frequenti anche le ferite proprio nei pescatori, che spesso sono costretti a ricorrere al cortisone.

Il vermocane non è considerato una minaccia per gli esseri umani, ma le setole, quando svasate, possono penetrare nella pelle umana, iniettando una potente neurotossina e producendo un'intensa irritazione e una dolorosa sensazione di bruciore attorno all'area di contatto. Siccome i vermocane hanno raggiunto anche scogli e spiagge, per mettere in guardia dai possibili danni, i biologi dell'Ogs hanno promosso una campagna di informazione.

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