I sintomi e la durata del Long Covid sui bambini: cosa dice lo studio italiano
Il 24% della popolazione pediatrica che ha superato la fase acuta del Covid con sintomi lievi o assenti soffre di disturbi correlati all’infezione da Sars-CoV-2, un complesso di sintomi definito Long Covid, a distanza di almeno 2 mesi dalla guarigione e fino a 9 mesi dalla stessa.
I numeri della ricerca svolta dal gruppo di studio coordinato dal professor Enrico Bertino, dalla dottoressa Giulia Maiocco (Neonatologa di Torino), dal dottor Gianfranco Trapani (ASL1 Sanremo – Imperia), dal professor Vassilios Fanos (Università di Cagliari) e dal professor Giuseppe Verlato (Università di Verona), sono impressionanti: in 8 regioni italiane sono stati studiati oltre 650 bambini e adolescenti che si sono ammalati di COVID tra ottobre 2020 e giugno 2021: il 24% di coloro che hanno superato il COVID con sintomi lievi o assenti soffre di disturbi correlati al Covid fino a 9 mesi di distanza.
Aver sviluppato sintomi in fase acuta aumenta significativamente il rischio di Long COVID, portandolo dall’11,5% al 46,5%, mentre l’avere malattie concomitanti come asma e rinite allergica non causa nessun rischio aggiunto.
"Quello che viene detto poco a proposito del Long Covid – racconta il dottor Gianfranco Trapani, primo firmatario della ricerca e scrittore di decine di libri dedicati ai bambini e agli adolescenti – è che dal Long Covid si guarisce perfettamente. Ogni volta che emerge un sintomo è sufficiente lavorare con terapie farmacologiche o terapie psicologiche e dopo 2-9 mesi il Long Covid cessa di avere effetto sull'organismo".
"Questa ricerca – spiega il dottor Trapani – nasce grazie alle famiglie, che vedendo nei loro figli qualcosa che non andava, li hanno portati dal pediatra. Questa alleanza tra famiglie attente e pediatri preparati ci ha consentito di individuare il Long Covid in un numero così importante di pazienti. Quello che è stato criticato maggiormente in questa ricerca è stata l'assenza di sintomi gravi, come deficit multisistemici e pericarditi, che non abbiamo riscontrato perché per fortuna sono effettivamente malattie molto rare".
"Per pura combinazione, il giorno dopo la fine dello studio mi è capitato un paziente adolescente che aveva contratto una pericardite da Covid, dalla quale poi è guarito con le cure adeguate e che non ho potuto inserire nello studio. Il vaccino contro il Covid – prosegue il dottor Trapani – non è l'oggetto specifico di questo studio, ma abbiamo notato sintomi più lievi nei bambini e negli adolescenti vaccinati" spiega.
I dati confermano e consolidano il valore delle raccomandazioni espresse dalla Società Italiana di Pediatria e da numerose altre Società scientifiche pediatriche: bambini ed adolescenti che hanno contratto il COVID, anche se in modo lieve, devono essere monitorati dai genitori ed in caso di comparsa di sintomi vanno sempre visitati dal pediatra.
I sintomi più frequentemente lamentati dai piccoli pazienti sono stati, nell’ordine: affaticamento (7%), problemi di natura neurologica – difficoltà di concentrazione, sensazione di annebbiamento e cefalea – (6,8%) e sintomi respiratori (6%).
L’incidenza di Long COVID è quasi raddoppiata nei bambini più grandi e negli adolescenti rispetto ai più piccoli, passando dal 18,3% (0-5 anni) al 21,3% (6-10 anni), fino ad arrivare al 34,4% di rischio (11-16 anni).
Nella fascia di età maggiore ai sintomi più tipici si possono associare ansia, agitazione, disturbi del sonno e del comportamento. L’unico tipo di patologia Long Covid che si riscontra invece più frequentemente nella prima infanzia è quella respiratoria, con l’11,4% di rischio nella fascia 0-5 anni contro il 3,8% dopo i 6.
Come sottolineano gli autori dello studio, i risultati confermano l’importanza della vaccinazione in età pediatrica come strumento di prevenzione, anche dall’insorgere di patologia da Long Covid.