I rianimatori: “Negazionisti Covid rifiutano le flebo di zuccheri perché non sanno cosa c’è dentro”
![Terapia intensiva, Covid](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/2021/11/covid-1200x675.jpg)
Ha suscitato scalpore nei giorni scorsi la storia di Alessandro Mores, 48enne di Thiene padre di cinque figli morto dopo aver contratto il Covid-19 e aver ostinatamente rifiutato di essere intubato. L'uomo – convinto No Vax – aveva minimizzato per mesi le conseguenze della pandemia fino a quando non si era ammalato e, dopo alcune settimane in casa, era stato trasportato all'ospedale San Bortolo di Vicenza, dove è morto dopo un paio d'ore. Ebbene, il suo non è un caso isolato. Al contrario, come rivela all'ANSA il presidente della Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione Terapia Intensiva (Siaarti) Antonino Giarratano, "rispetto ad un anno fa è cambiato il tipo di paziente ricoverato nelle terapie intensive: 7 su 10 sono No Vax, di questi la metà sono anche negazionisti, quindi non negano solo vaccino ma l'esistenza stessa del Covid e l'utilità del cure". Questi malati arrivano in ospedale in condizioni gravissime, dopo settimane senza cure o con pseudo cure, e non è raro che, una volta ricoverati, rifiutino le procedure salvavita. "Di conseguenza, la sopravvivenza di pazienti Covid che arrivano in terapia intensiva sta diminuendo rispetto a mesi fa".
Così , aggiunge Giarratano, "in passato solo i malati oncologici terminali rifiutavano le cure, ora le rifiutano persone che possono esser salvate". "Non era mai capitato prima – prosegue il direttore del dipartimento Emergenza e Urgenza del Policlinico universitario di Palermo – di ricoverare in terapia intensiva soggetti che, sapendo che stavano andando in arresto cardiaco, rifiutassero ventilazione meccanica, emodialisi o circolazione extracorporea. Ora, in alcuni casi, rifiutano persino la flebo con gli zuccheri o l'ossigeno per via nasale, perché ‘non sanno cosa ci sia dentro'".
Il presidente della Siaarti spiega: "Abbiamo un numero inferiore di ricoverati rispetto a un anno fa ma con un disagio più grave perché non sono diminuiti i ricoveri in terapia intensiva non Covid, come quelli dovuti a incidenti stradali e sepsi. Tra l'altro si avvicina anche il picco influenzale". Un anno fa le cure scarseggiavano e curare tutti era molto difficile. Ora è il contrario: "Abbiamo le intensive piene di persone che non vogliono esser curate". L'altro lato della medaglia è "un popolazione sanitaria bombardata da minacce di azioni legali, che non ce la fa più. Perché quando hai pochi minuti per intubare o ventilare un paziente, spesso devi scegliere tra sottoporgli il consenso informato o salvargli la vita". Questo, conclude Giarratano, "è aspetto totalmente nuovo che va deontologicamente e eticamente ristudiato, serve una rivalutazione normativa". Contestualmente al rapido incremento dei ricoveri ospedalieri del nostro Paese, si registra anche quello di "casi di pazienti con quadri clinici severi correlati a Covid-19 che rifiutano il ricovero in Terapia Intensiva o di sottoporsi a trattamenti di supporto vitale giudicati utili e appropriati dai curanti".