I pediatri spiegano perché non c’è alcun rischio per i bambini legato al vaiolo delle scimmie
"La situazione va valutata in itinere, ma al momento non c'è assolutamente alcun rischio specifico per i bambini per quanto riguarda la diffusione del vaiolo delle scimmie". Rassicura così i genitori il dottor Antonio D'Avino, Presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP), che a Fanpage.it fa il punto della situazione monkeypox, dopo che sono saliti a 4 i casi di infezione confermati in tutta Italia, di cui tre a Roma e uno ad Arezzo.
Dott. D'Avino, quanto dobbiamo essere preoccupati per i bambini in relazione alla diffusione di questo nuovo virus?
"Siamo ancora in una fase iniziale, basti considerare che il primo caso confermato di vaiolo delle scimmie è stato identificato solo il 7 maggio nel Regno Unito e poi ce ne sono stati altri in Spagna e Portogallo. Al 20 maggio ufficialmente c'erano 38 casi nel mondo, quindi adesso stiamo semplicemente osservando cosa succede. La precedente infezione da questo virus, il cosiddetto poxvirus, che è una malattia virale, era stata rilevata nel 2003 ma veicolata da animali provenienti dal Ghana. Quindi è la prima volta che non c'è una correlazione epidemiologica con gli animali. Perchè questa è una malattia che può essere trasmesso da animali come vettori o tramite goccioline di saliva e contatto diretto con liquidi biologici. Questo per dire che al momento mi sento di dover tranquillizzare. Non c'è nessun rischio specifico. Sicuramente l'Ecdc vigila costantemente sull'evoluzione di questa situazione. Stiamo anche aspettando conferma di casi sospetti ma ora bisogna solo stare attenti e essere certi della diagnosi".
Nel caso in cui anche i più piccoli vengano contagiati quali sono i rischi che si corrono?
"Si tratta di una malattia che dura alcune settimane ma che non crea particolari problemi. Esistono anche terapie specifiche, i sintomi più comuni sono la febbre, i dolori muscolari, il mal di testa, l'ingrossamento dei linfonodi ma quello che la caratterizza sono le lesioni cutanee, come quelle del vaiolo e della varicella. Ma mi sento di ribadire che assolutamente ora possiamo stare tranquilli, non c'è nessun rischio specifico. È una situazione che va valutata in itinere ma nulla di più".
Cioè?
"Qualche settimana fa è stato fatto tutto quel rumore sulle epatiti acute nei bambini. Molti si sono preoccupati, poi vedendo i numeri ci siamo resi conto che non stavamo nemmeno molto al di sopra dei casi di epatite registrati nel triennio precedente. Questo per dire che dobbiamo aspettare e vedere come evolve la diffusione della malattia. Non sappiamo neanche con certezza come avviene la trasmissione del virus".
È vero che chi ha fatto la vaccinazione contro il vaiolo è più protetto da questa malattia?
"Il vaiolo è stato eradicato, non rientra più tra le vaccinazioni ad oggi effettuate. È un virus della stessa famiglia ma non ci sono elementi di preoccupazione, anche perché i tassi di mortalità sono molto variabili a seconda del tipo di virus che viene coinvolto. Nei bambini e nei soggetti immunocompromessi si parla di tassi di mortalità tra l'1 e il 3% ma sempre in condizioni sanitarie diverse dalle nostre. Questa è una malattia che arriva dall'Africa Centrale e anche i soggetti che vengono colpiti da questo virus purtroppo hanno delle cure che non sono proprio come le nostre. Io non penso che ci sia rischio specifico".