video suggerito
video suggerito

I numeri choc dei bimbi maltrattati nel mondo: a 700 milioni hanno rubato l’infanzia

Save the Children ha presentato il dossier “Infanzia rubata”, il primo indice globale sulla condizione dei bambini in 172 Paesi al mondo. Un bambino su sei non ha diritto all’educazione, 168 milioni sono costretti al lavoro minorile e ogni giorno più di 16.000 bambini sotto i 5 anni muoiono per malattie facilmente curabili. Il Niger il peggior Paese dove essere bambini, la Norvegia il migliore. L’Italia è al nono posto.
A cura di Mirko Bellis
554 CONDIVISIONI
Una mamma lava il suo bambino in Niger (Foto Diana Zeyneb Alhindawi - Save the Children)
Una mamma lava il suo bambino in Niger (Foto Diana Zeyneb Alhindawi – Save the Children)

Save the Children ha presentato, in occasione della Giornata Internazionale dei bambini, il primo indice globale sui fattori che mettono a rischio l’infanzia in 172 Paesi al mondo. I numeri contenuti nel rapporto “Infanzia rubata” sono impressionanti: ad 1 bambino su 6 è negato il diritto all'educazione, 168 milioni invece quelli costretti al lavoro minorile. Ogni giorno più di 16.000 bambini sotto i 5 anni muoiono per malattie facilmente curabili. 156 milioni hanno problemi di crescita a causa della malnutrizione e 28 milioni scappano da guerre e persecuzioni e sono più di 75.000 i minori uccisi solo nel 2015. Ma la negazione dell’infanzia riguarda anche le migliaia di spose bambine costrette a sposarsi prima dei 15 anni. Una ragazza ogni 2 secondi mette al mondo un bimbo.

Secondo il rapporto, a circa 700 milioni di minori nel mondo viene negata l’infanzia. Il Niger è il peggior Paese dove essere bambini seguito da Angola, Mali, Repubblica Centrafricana e Somalia. Norvegia, Slovenia e Finlandia si rivelano invece le nazioni dove l’infanzia incontra le condizioni più favorevoli. Nella classifica stilata da Save the Children, l’Italia occupa il nono posto, meglio di Germania e Belgio però dietro Spagna, Francia e Gran Bretagna.

Tagliati fuori dall'istruzione

Nel mondo sono 263 milioni i bambini in età scolare a cui viene negato il diritto all'educazione, Sud Sudan, Eritrea, Gibuti e Niger sono i Paesi con la più alta percentuale di minori fuori dalla scuola. In Europa la Francia a conquista il primo posto con appena lo 0,3%, seguita da Spagna e Regno Unito con lo 0,7%. Più distante l’Italia dove il 2,8% non va a scuola.

La piaga del lavoro minorile

168 milioni, più di tutti i bambini che vivono in Europa, sono coinvolti in varie forme di lavoro minorile, tra le quali anche lavori pericolosi o pesanti che mettono gravemente a rischio la loro incolumità fisica e psicologica. I tassi più alti di bambini coinvolti nel lavoro minorile si trovano ancora una volta in Africa subsahariana, con il Mali, il Benin, la Guinea Bissau e la Somalia ai primi posti della classifica.

I bambini poveri, ovviamente, hanno maggiori probabilità di finire nelle maglie dello sfruttamento lavorativo rispetto ai loro coetanei benestanti: in Nepal, dove il 37% dei bambini tra i 5 e i 17 anni è impiegato soprattutto in agricoltura, la percentuale di bambini provenienti da famiglie povere che lavorano supera il 60% e di questi 9 su 10 vengono utilizzati in lavori molto pericolosi e in molti vengono anche sfruttati sessualmente.

Morire prima dei 5 anni per cause facilmente prevenibili 

Sei milioni di bambini muoiono ogni anno per cause facilmente prevenibili, come polmonite, diarrea e malaria, prima di aver compiuto i 5 anni. La malnutrizione acuta colpisce 156 milioni di bambini con meno di 5 anni compromettendo seriamente la loro crescita. Ad incidere maggiormente sul tasso mortalità infantile – si legge nel rapporto – sono la povertà e bassi livelli di istruzione delle madri incidono fortemente. In Indonesia, Filippine e Senegal, per esempio, i bambini più poveri hanno probabilità 3 volte maggiori di morire prima di aver compiuto il quinto anno rispetto ai bambini più abbienti.

Bambini in fuga a causa di guerre e persecuzioni

La guerra e le persecuzioni costringono alla fuga circa 28 milioni di bambini. Nel 2016, 1 bambino su 80, nel mondo, è stato costretto ad abbandonare la propria casa per scappare dalla violenza dei conflitti armati. 10 milioni vivono come rifugiati, mentre 17 sono sfollati all'interno del loro Paese, 1 milione i richiedenti asilo. Bambini – ricorda il rapporto – ai quali, molto spesso, viene negato il diritto alla salute, all'educazione e alla protezione e che nella loro giovane vita non hanno conosciuto che conflitti e deprivazioni. La Siria – come emerge dalla classifica elaborata da Save the Children – si conferma come il Paese con il più alto numero di persone sfollate.

Esposti alla violenza: più di 200 ragazzi assassinati ogni giorno

In Sudamerica e nei Caraibi si trovano infine i 10 Paesi con il più alto tasso al mondo di omicidi tra i bambini e i ragazzi, in conseguenza dell’escalation delle attività delle bande criminali. Dal rapporto emerge che più di 75.000 minori di 19 anni sono stati assassinati in tutto il mondo nel solo 2015, pari a più di 200 ogni giorno, con Honduras, Venezuela e El Salvador in cima a questa triste graduatoria.

L’infanzia negata alle ragazze: i matrimoni e le gravidanze precoci

Sono 15 milioni, inoltre, le ragazze che ogni anno si sposano prima dei 18 anni. Quattro milioni di loro sono spesso costrette dai propri genitori ad unirsi ad uomini spesso molto più grandi di loro prima di aver compiuto 15 anni, una ogni 7 secondi, con impatti devastanti sulla loro salute e sulle loro opportunità future. Ogni 2 secondi una ragazza con meno di 19 anni partorisce nel mondo, per un totale di 17 milioni ogni anno. La quasi totalità delle gravidanze precoci avviene nei Paesi in via di sviluppo. Il Niger detiene il primato dei matrimoni precoci seguito dalla Repubblica Centrafricana, Bangladesh e Sud Sudan. Il dato che impressiona nella particolare classifica contenuta nell'indice riguarda l’Europa che non risulta esente da questo fenomeno: più di 1 ragazza su 10, infatti, si sposa prima di aver compiuto i 18 anni.

La situazione dell’infanzia in Italia

“Quanto al nostro Paese – dichiara Valerio Neri, Direttore generale di Save the Children – la classifica ci dice che l’Italia ottiene un piazzamento generale migliore di Paesi come Germania e Belgio. In Italia, tuttavia, c’è ancora molta strada da fare per dare a tutti i bambini la possibilità di costruirsi un futuro, considerando che oltre un milione di minori vive in povertà assoluta e che quasi 1 su 3 è a rischio povertà ed esclusione sociale, una delle percentuali più alte in Europa. Deprivazioni materiali che hanno ripercussioni gravissime anche sulle opportunità educative dei nostri bambini e dei nostri ragazzi, negando loro la possibilità di apprendere e coltivare le proprie passioni e le proprie aspirazioni”.

Piccoli segnali di speranza ma situazione ancora inaccettabile

“Anche se la maggior parte dei Paesi in cui è molto complicato essere bambini – prosegue Neri – si trovano in Africa centrale e occidentale non possiamo non tener conto dei progressi e dei segnali di speranza che si sono registrati negli ultimi anni. Dal 1990, per esempio, in questa regione del continente africano le morti dei bambini sotto i cinque anni si sono dimezzate: un risultato che dimostra l’importanza di continuare a investire sulla salute e sul benessere dei minori. Nel 2015, i leader mondiali si sono impegnati a garantire a tutti i bambini, entro il 2030, il diritto alla salute, alla protezione e all'educazione, a prescindere da chi sono e dove vivono. Si tratta indubbiamente di un obiettivo molto ambizioso, ma – continua il direttore di Save the Children – che deve essere raggiunto e i governi dovranno impegnarsi per assicurare a tutti i bambini l’infanzia che meritano”.

“È inaccettabile che nel 2017 milioni di bambini in tutto il mondo continuino ad essere privati della propria infanzia e del loro diritto di essere al sicuro, di crescere, imparare e giocare. Dobbiamo e possiamo fare di più per garantire un futuro migliore, fino all'ultimo bambino”, conclude Valerio Neri.

554 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views