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Cambiamenti climatici

I movimenti per il clima in campeggio, per preparare un autunno di disobbedienza civile e manifestazioni

Da Torino a Venezia, dalla Val Susa alla Sicilia, i movimenti climatici passeranno un’estate in campeggio tra incontri e proteste. Un momento per fermarsi e riorganizzarsi, in vista di un autunno che si preannuncia denso di blitz di disobbedienza civile e di manifestazioni contro l’inazione climatica del governo Meloni.
A cura di Martina Comparelli
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La scorsa settimana si è tenuto a Torino il Climate Social Camp, che è solo uno dei tanti campeggi ecologisti che si tengono ogni estate in tutta Europa. I campeggi climatici sono momenti di svolta nell’attivismo, veri e propri laboratori di contenuti e pratiche che aiutano a comprendere come si muoveranno i movimenti nel prossimo autunno.

Se avete partecipato a un movimento ambientalista, avrete sicuramente sentito parlare dei “climate camp” che si tengono in diverse parti d’Europa ogni estate. Storicamente, il campeggio è nato principalmente come uno strumento per l’attivismo più che come una forma di attivismo in sé. Per esempio, se un movimento pianificava un’azione di protesta, blocco o anche sabotaggio che richiedeva una mobilitazione di massa in un’area poco servita, si allestiva un campeggio nelle vicinanze per permettere ad attiviste e attivisti arrivati da lontano di prendere parte all’iniziativa. L'Italia ha fatto scuola in questo senso con gli "storici" campeggi di Montalto di Castro contro il nucleare, e a Comiso contro la base missilistica.

Questa è la modalità che tutt’oggi mette in atto il movimento di disobbedienza civile tedesco “Ende Gelande”, che praticamente ogni estate riunisce attivisti singoli o in gruppo dalla Germania e dal resto d’Europa per occupare e bloccare alcune miniere tedesche di carbone. I campeggi di attivisti però possono avere luogo anche in città in occasione di eventi nazionali o internazionali, come accaduto a Milano a fine settembre 2021 in concomitanza con il vertice preparatorio della Cop27 in Egitto.

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Negli ultimi anni, con la nascita di nuovi movimenti per il clima, lo strumento del campeggio si è però ri-configurato come una vera e propria pratica di incontro dove si discute, si fanno programmi per i messi successivi e si dà vita a momenti di mobilitazione. Certo, non è sempre facile per gli attivisti e i gruppi mettere a segno azioni di disobbedienza civile efficaci, visto che si tratta di eventi pubblici e ben attenzionati si perde ovviamente l'effetto sorpresa.

I campeggi sono cambiati in questi anni di movimenti climatici, e non sono più solo orientati alla mobilitazione. Si sono trasformati in forme di azione ibride, che sorgono orizzontalmente sui territori e muovono masse di attivisti a livello internazionale. Creano reti di comunicazione, scambio e supporto tra movimenti, fungono da veri e propri laboratori di istanze nuove e offrono la possibilità di sperimentare una vita di comunità diversa, con responsabilità e benefici condivisi, anche se solo per qualche giorno.

In questo periodo storico, i camp sono importanti soprattutto come strumento di formazione. La crisi climatica si distingue da altre emergenze per la sua temporalità: si muove velocemente, si evolve di continuo e richiede l’azzeramento delle emissioni e altre politiche di mitigazione con sempre più urgenza. Di fronte all’inazione della politica e all’ostruzionismo dei grandi inquinatori, i movimenti di pressione si ritrovano ad avere poco tempo per teorizzare nuove forme di azione e reazione, spinti dall’urgenza di mettere in atto diverse tattiche muovendosi nella direzione di quello che è più efficace sul momento. In questo contesto il campeggio climatico diventa lo spazio in cui rallentare e pianificare. Ci si confronta con persone da altri movimenti, ci si auto-forma su nuove tattiche di coinvolgimento o disobbedienza e si soppesa l’operato dei mesi passati per capire come muoversi in futuro. I campeggi climatici estivi sono una vera e propria fucina di idee e pratiche che daranno forma alle proteste autunnali.

A Torino dicevamo si è tenuta la seconda edizione del  Climate Social Camp. Lo scorso anno il Camp era nato per ospitare attiviste e attivisti internazionali accorsi a Torino per il meeting europeo di Fridays For Future, ma si era rapidamente trasformato in un’esperienza a sé. Anche in questo caso, il campeggio è diventato una pratica e non solo un appoggio logistico.

La cosa forse più interessante, diversa dall'anno scorso, è che il camp di quest'anno è un’occupazione; siamo nel parco che rischia di cementificato da Esselunga e abbiamo occupato anche la ex caserma nelle vicinanze. È una occupazione temporanea ovviamente, però abbiamo deciso di stare qui perché, considerando tutto quello di cui parliamo è fondamentale vivere nella quotidianità di un campeggio anche come una forma di resistenza e di opposizione”, spiega Laura Vallaro, attivista di Fridays For Future che ha contribuito a organizzare l’iniziativa.

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Il campeggio è stato una specie di corso di aggiornamento rispetto a quanto accaduto nell'ultimo anno di crisi climatica in Italia, in Europa nel mondo. Ad esempio ci sono stati workshop per arrampicarsi sugli alberi, una pratica molto utilizzata ad esempio in Germania per fermare cantieri e progetti inquinanti.Secondo Vallaro, il Climate Social Camp è un momento per “confrontarsi su come come si sta andando avanti, capire cosa si può migliorare nelle relazioni tra i gruppi e tra i movimenti differenti, creare dialogo tra i diversi metodi di agire e di attivarsi, e aumentare la comunicazione tra i vari gruppi, che spesso è la cosa che più ci ostacola”.

Al centro dei workshop "pratici", come dicevamo la disobbedienza civile: formazioni sui ruoli da dividersi durante le azioni o su come gestire il rapporto con la polizia. “Questo ci prepara proprio ad avere gli strumenti per agire – prosegue l'attivista di Fridays For Future – Poi ci sono gli strumenti di analisi e le conoscenze, per cui abbiamo deciso di ampliare alcuni temi che non avevamo approfondito molto l'anno scorso, per esempio il consumo di suolo, la cementificazione e anche la difesa dell'acqua. Sono cose molto importanti in questo periodo, è importante conoscerle per vedere quali sono le interconnessioni con le altre lotte e avere più capacità di unire i puntini tra le varie questioni.”.

Al Camp di Torino seguirà il Festival Alta Felicità organizzato dai No Tav in Val di Susa – che terminerà oggi – e il Venice Climate Camp in Laguna. In mezzo ad Augusta in Sicilia, il campeggio della rete Ecologia Politica. L'impressione passeggiando tra tende e dibattiti, cortei e arrampicate sugli alberi, è che gli ultimi mesi siano serviti a seminare, tanto nella coscienza pubblica che nei gruppi organizzati.

Da settembre, dopo un'estate in cui la crisi climatica si è mostrata per quello che è davvero, i movimenti per la giustizia climatica e sociale torneranno con le azioni di disobbedienza civile, ma proveranno anche a riempire le piazze in opposizione al negazionismo e all'inattivismo del governo Meloni.

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