In Italia se muori in mare mentre fuggi dalla miseria sei un criminale. Se da una curva gridi "colerosi, terremotati, vesuvio pensaci tu" sei un santo. "E' uno sfottò", come direbbe Galliani.
E' una vergogna. Bisogna rispondere.
E' una vergogna perché siamo un paese forte con i deboli, ossequioso con i potenti. Un paese capace di condannare 200 disperati che affrontano un viaggio nella speranza di una vita migliore ma al tempo stesso non riusciamo a condannare quel manipolo di ultras ignoranti che da anni comandano i nostri stadi.
Quale onore c'è nell'usare il pugno duro con i migranti che attraversano il Mediterraneo e le carezze per i criminali che mettono a ferro e fuoco le città?
E' in questa costruzione culturale che non possiamo definirci uno Stato maturo. E' uno stato maturo quello che definisce criminale una mamma che con un figlio piccolo attraversa il nostro mare nella speranza di una vita migliore? E' uno stato maturo quello che assolve una squadra potente come il Milan solo perché c'è da "stimare la effettiva offensività" dei cori? Cosa c'è da stimare? Con quale faccia tosta si afferma che l'arbitro non ha sentito?
Associare i due eventi non è blasfemia ma è solo l'ennesimo paragone tra le scale di valori differenti lungo le quali si muove l'Italia. Un paese che cede, ogni giorno che passa, pezzi della sua spina dorsale dinanzi alla volontà dei potenti.
Bisogna dire basta. Basta, perché stiamo affondando così tanto dentro un cumulo di porcherie che non riusciamo neanche più ad alzare il capo e ad immaginare una nazione migliore.