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Rigopiano, i morti della tragedia ancora senza giustizia: perché il processo non è partito

Sono trascorsi cinque anni dalla valanga che il 18 gennaio 2017 ha travolto l’hotel Rigopiano uccidendo 29 persone. Trenta gli imputati in un processo mai realmente iniziato che vede accusa e difesa scontrarsi sull’origine della slavine e le eventuali responsabilità. Ecco la situazione ad oggi.
A cura di Chiara Ammendola
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È il 18 gennaio 2017 quando una valanga travolge l'albergo Rigopiano-Gran Sasso Resort a Farindola in Abruzzo. La forza con cui la neve si abbatte sulla struttura, che in quel momento ospita 40 persone tra clienti e personale, la sposta di decine di metri. Sono le 17,40 e due superstiti lanciano l'allarme. Iniziano le operazioni di soccorso che dureranno giorni, il bilancio sarà drammatico: 29 morti e 11 persone sopravvissute. A distanza di cinque anni da quello che viene considerato uno dei più tragici incidenti che la storia d'Europa ricordi l'iter giudiziario procede ancora lentezza: trenta gli imputati di un processo mai realmente iniziato accusati a vario titolo di omicidio, lesioni colpose plurime, disastro colposo, abusi edilizi e falso ideologico. Oggi nel giorno del quinto anniversario della tragedia di Rigopiano, come ogni anno ci sarà una fiaccolata, l'alzabandiera, la deposizione dei fiori sulla lapide e una messa per ricordare le 29 vittime.

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Perché il processo sulla tragedia di Rigopiano ad oggi non è ancora iniziato

Intanto il prossimo 28 gennaio si terrà una nuova udienza di quello che è il processo mai realmente iniziato sulla tragedia di Rigopiano per la quale sono state rinviate a giudizio trenta persone. In 29 hanno scelto il rito abbreviato, mentre l'ex sindaco di Farindola Antonio De Vico ha chiesto e ottenuto lo scorso ottobre il rito ordinario. Tra gli imputati ci sono rappresentanti della Regione Abruzzo, della Provincia di Pescara, della Prefettura di Pescara e del Comune di Farindola oltre ad alcuni rappresentanti dell'albergo distrutto e 7 prefettizi accusati di depistaggio in un fascicolo poi riunito al procedimento madre. Un processo mastodontico è stato definito negli anni che è ancora in attesa delle perizie definitive sulle quali si basa lo scontro tra accusa e difesa, ovvero sull'origine della valanga del 18 gennaio, i tempi di verificazione, l'entità e i suoi effetti sul territorio. Per questo il gup del Tribunale di Pescara, Gianluca Sarandrea ha nominato un collegio di periti che faccia luce su questo aspetto che gli accertamenti prodotti dall'accusa e dalle difese non sono riusciti a chiarire in maniera univoca. Se da un lato la perizia dell'accusa punta sulla mancata realizzazione della carta valanghe, sullo sgombero delle strade di accesso al resort in quota e sul presunto tardivo allestimento del centro coordinamento soccorsi, quella delle difese verte sulla fatalità, sul carattere imprevedibile del sisma che ha preceduto la valanga. L'elaborato peritale inizialmente doveva essere depositato lo scorso 12 gennaio e poi discusso nel corso della prossima udienza fissata per il 28 gennaio. I periti, tre docenti del Politecnico di Milano, ossia gli ingegneri Claudio e Marco Di Prisco e il nivologo Daniele Bocchiola, hanno però chiesto una proroga di 90 giorni che comporterà un nuovo allungamento dei tempi del processo, che i legali sperano possa concludersi entro il 2022.

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Cosa è successo all'hotel Rigopiano 5 anni fa

Tra le 16.45 e le 16.49 del 18 gennaio 2017 una valanga si stacca dalla cima del monte Siella travolgendo l'hotel Rigopiano, un ex rifugio del Cai trasformato in un resort, che sorge a Farindola (Pescara), in Abruzzo. Una slavina formata da neve, ghiaccio e detriti per un peso complessivo di 120mila tonnellate che sposta di 48 metri i piani superiori dell'albergo e di quasi dieci quelli inferiori. Alle 17.40 arriva una chiamata: è  Giampiero Parete, un ospite, che si trova all'esterno della struttura insieme a Fabio Salzetta, operaio manutentore dell'albergo. "È caduto, è caduto l’albergo", le parole pronunciate dall'uomo al suo datore di lavoro che avverte così i soccorritori che però non gli credono. Nelle ore precedenti la neve ha causato diversi disagi in tutta la provincia di Pescara e non solo. La neve cade ininterrottamente da giorni e gli ospiti dell'hotel Rigopiano sono bloccati all'interno della struttura proprio a causa degli oltre due metri di neve caduti nelle ore precedenti. Da quella chiamata i soccorritori impiegheranno quasi 20 ore per raggiungere l'albergo e iniziare le ricerche. Venerdì 20 gennaio vengono salvate otto persone, tra le quali la moglie e i due figli di Parete e altri due bambini, che però rimarranno orfani. Sabato 21 gennaio i soccorritori riescono a liberare Giampaolo Matrone, rimasto intrappolato per 62 ore insieme alla moglie Valentina Cicioni, che però muore.

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Chi sono i morti della valanga di Rigopiano

Valentina Cicioni, 32 anni, di Monterotondo, è solo una delle 29 vittime della tragedia del Rigopiano che ha ucciso 15 uomini e 14 donne tra ospiti, proprietari e dipendenti dell'albergo. Tra gli ospiti ci sono Claudio Baldini e la moglie Sara Angelozzi, entrambi 40enni, di Atri, in provincia di Teramo, Luciano Caporale, 54 anni, e la moglie Silvana Angelucci, 46 anni, parrucchieri di Castel Frentano (Chieti), Sebastiano di Carlo, 49 anni,  ristoratore di Loreto Aprutino e la moglie Nadia Acconciamessa, 47 anni, di Pescara (il figlio, Edoardo, si è salvato n.d.r.), Domenico di Michelangelo, 41 anni, poliziotto, e la moglie Marina Serraiocco, 36 anni, di Osimo (il figlio, Samuel, si è salvato n.d.r.), Piero Di Pietro, 53 anni, allenatore di calcio, e la moglie Rosa Barbara Nobilio, 51 anni, di Loreto Aprutino, Stefano Feniello, 28 anni, residente a Silvi Marina (la sua fidanzata, Francesca Bronzi, si è salvata n.d.r.), Marco Tanda (25 anni), pilota di aereo di Macerata e la fidanzata Jessica Tinari (24 anni) di Vasto, Foresta Tobi, 60 anni, dipendente dell'agenzia delle Entrate e la mogli, Bianca Iudicone, 50 anni, di Montesilvano e Marco Vagnarelli, 44 anni, con la compagna Paola Tommasini, 46 anni, di Castignano (Ascoli).

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E ancora il proprietario dell'hotel Roberto Del Rosso, 53 anni, il maitre dell'hotel Alessandro Giancaterino, 42 anni, di Farindola, i receptionist Alessandro Riccetti, 33 anni, di Terni, ed Emanuele Bonifazi , 32 anni, di Pioraco (Macerata), il cameriere Gabriele D'Angelo, 31 anni, di Penne (Pescara) e la cuoca Ilaria De Biase, 22 anni, di Chieti, Marinella Colangeli, 32 anni, di Farindola (Pescara) che gestiva la Spa dell'hotel, Cecilia Martella, 24 anni, di Atri, e Linda Salzetta, 31 anni, di Farindola, che lavoravano nel centro benessere. Il fratello Fabio Salzetta si è salvato perché si trovava fuori dall'hotel al momento della valanga. Infine Luana Biferi, 30 anni, calciatrice che lavorava nello staff dell'albergo, di Bisenti (Teramo) e il tuttofare Dame Faye, 30 anni, rifugiato senegalese.

Rigopiano oggi

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A cinque anni dalla tragedia di Rigopiano i sopravvissuti e familiari delle vittime chiedono un processo per accertare le responsabilità di quanto accaduto. A chiedere giustizia a gran voce c'è ad esempio Federica Di Pietro, che quel giorno ha perso entrambi i genitori. Lo stesso fa Giampaolo Matrone, sopravvissuto 62 ore sotto le macerie: quel giorno la valanga l'ha risparmiato ma si è portato via sua moglie Valentina e oggi cresce da solo la loro unica figlia, Gaia, che ha 10 anni. Giampaolo oggi sta ultimando un libro dove racconterà la sua esperienza di sopravvissuto e la sua storia d’amore distrutta 5 anni fa. Federica, Elia e Riccardo sono invece gli orfani di Rigopiano. Tutti e tre il 18 gennaio 2017 hanno perso i genitori sotto le macerie dell’hotel di Farindola. "Noi lottiamo da 5 anni per dare giustizia ai nostri angeli e per far sì che mai più si ripeta quello che è successo a Rigopiano", hanno scritto in una nota i promotori del comitato vittime. "Ora più che mai abbiamo bisogno del vostro contributo, affinché non si spengano i riflettori su una tragedia italiana che si poteva e si doveva evitare", la richiesta ai media.

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