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“I miei turni di notte alla Amazon: 11 chilometri percorsi e un pacco ogni 33 secondi”

Un giornalista della BBC ha realizzato un’inchiesta come infiltrato in un magazzino nel Regno Unito e raccontato le terribili condizioni di lavoro dei dipendenti. Un esperto di sicurezza spiega: “Alto rischio di contrarre malattie mentali e fisiche”.
A cura di Davide Falcioni
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"In Giappone Amazon ha appena assunto delle capre perché bruchino l'erba intorno a un suo centro. Le hanno fornite di un cartellino simile a quello che abbiamo noi intorno al collo. C'è tutto: nome, foto, codice a barre". L'aneddoto non è un'invenzione, ma è stato raccontato sull'ultimo numero di Le Monde Diplomatique da Jean Baptiste Malet, giornalista autore di un'inchiesta sulla multinazionale delle vendite online che si contraddistingue – tra le altre cose – per la rapidità con la quale riesce ad evadere ogni tipo di ordine: che si tratti di un libro o di un tagliaerba non fa alcuna differenza. In pochi giorni il prodotto può arrivare a casa del cliente.

Ebbene, cosa c'è dietro Amazon? Mesi fa un'inchiesta di Malet aveva sollevato il velo sui turni massacranti e il controllo asfissiante nei confronti dei dipendenti. A confermarlo è arrivata un'altra inchiesta giornalistica, stavolta realizzata da Adam Littler, giornalista 23enne della BBC infiltrato in un magazzino Amazon nel Regno Unito. Il giovane reporter ha vissuto "da dentro" il periodo più intenso: quello che a ridosso delle feste natalizie sottopone i lavoratori a ritmi massacranti e turni folli, che hanno spinto il professor Michael Marmot a sostenere che i dipendenti sono fortemente a rischio di contrarre malattie fisiche e mentali. L'inchiesta, infatti, rivela come persino nei turni di notte i dipendenti arrivino a percorrere oltre 11 chilometri tra gli scaffali, raccogliendo ordinazioni ogni 33 secondi, alla stregua di macchine infallibili.

Adam Littler è entrato nel magazzino a Swansea con una telecamera nascosta ed ha lavorato come "picker" – ovvero raccoglitore – all'interno di un magazzino di stoccaggio della superficie di 800mila metri quadrati. Al giornalista è stato assegnato un piccolo computer e un "trolley" nel quale inviare i prodotti, che andavano trovati con tanto di conto alla rovescia. Per ogni errore , il computer emetteva un suono di "allarme". "Eravamo come macchine, come robot: niente a che fare con degli esseri umani", ha raccontato Littler. La sua inchiesta è stata poi sottoposta al professor Marmot, uno dei maggiori esperti britannici di sicurezza sul lavoro, che ha commentato: "Sono sempre esistiti e sempre esisteranno i lavori umili, ma essi possono essere svolti bene o male, ovvero bilanciando l'efficienza con il benessere del lavoratore. Ma l'inchiesta della BBC ha rivelato come Amazon abbia imposto – in una volta sola – tutti i peggiori metodi di lavoro. Ciò comporta un alto rischio sia malattie mentali che malattie fisiche".

La replica di Amazon non è tardata ad arrivare: la multinazionale ha comunicato che tutte le ispezioni ufficiali sulla sicurezza non hanno sollevato preoccupazioni e che un esperto indipendente nominato dalla società ha affermato che il ritmo dei dipendenti "è simile a quello di molti altri posti e non aumenta la possibilità di ammalarsi".

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