La legge, la cui relatrice è Michela Marzano del Pd, muove dal fatto che la prima causa di morte in Occidente, tra i giovani, sarebbe appunto l'anoressia insieme ad altri disordini alimentari. In Italia la prevalenza dell'anoressia e della bulimia è rispettivamente dello 0,2- 0,8 per cento e dell'1-5 per cento in linea con quanto riscontrato in molti altri Paesi.
Prima ancora di parlare di questa legge, dei suoi limiti, e del suo eventuale destino in Parlamento è utile fare una ricognizione di ciò che accade in rete e a cosa si allude con “istigazione per via telematica”. Spesso si tratta di forum o di blog di ragazze prevalentemente (anche se stanno aumentando le percentuali maschili e si parla di “manorexia”), in cui si fa una relazione dettagliata dei propri successi nella dieta – in caso di anoressia – o di abbuffate gigantesche seguite da vomito per la bulimia.
Talvolta le due patologie si combinano. I siti o blog “pro ana” sono a favore dell'anoressia, considerata dai fan “uno stile di vita” e quelli “pro mia” a favore della bulimia. Se si dovesse delineare un dato superficiale, le vittime di questa patologia sono tutte attraversate da odio per il proprio corpo, autostima inesistente e un senso di colpa gigantesco nei confronti dell'assunzione del cibo. L'anoressico se ne priva, il bulimico lo deve prima ingerire e poi espellere in ogni modo.
In un forum internazionale – visto che spesso blog e siti vengono chiusi o hanno vita breve – che raccoglie commenti e testimonianze da tutto il mondo, è stata lanciata la domanda: “Perché hai deciso di fare la fame?”. Queste sono alcune delle risposte:
- “Non mi piaccio e non mangiare mi fa sentire speciale perché ho la disciplina del non mangiare”,
- “Perché quando mangio divento una palla e la gente non ti considera carina quando sei così”,
- “Ora, è perché sono in una fase di ‘io sono capace' che si alterna a ‘vediamo che succede se faccio così'. Mi fa sentire il corpo una materia da sperimentazione”,
- “E' iniziato con una depressione e con il tentativo di liberarmi da tensioni familiari”,
- “Per poca stima di me”,
- “Non credo che sia una sola causa. Probabilmente una cattiva combinazione di geni e di ambiente. Un modo per risolvere la mia depressione e l'ansia. Oh, e per evitare la mia vita il più possibile. Io mi odio. Sono una balena grassa che non merita cibo”,
- “Ho bisogno di controllo, mentre il resto della mia vita è nel caos”,
- “Perché sono disgustata dal mio corpo”,
- “Perché voglio sparire”.
I blog “pro ana” sono dei veri diari di come si scivola lentamente nella malattia. E per i fan sono uno scambio di “utili” informazioni per chi condivide lo stesso stato mentale corredati da incitazione e tifo per i risultati raggiunti e consigli di come arrivare a nuovi terribili obiettivi. Non c'è ovviamente niente di male a voler fare una dieta – sana – e a raccontarne i successi in un proprio blog, ma questa giovanissima studentessa, figlia di due medici, scrive:
Mancano 10 kg ai 37 kg e non so proprio come farò a raggiungerli, ma so solo una cosa che prima o poi vedrò quel fottutissimo numero sulla bilancia e appena sarà lì davanti ai miei occhi sono sicura che piangerò dalla felicità. Un turbine di felicità mi avvolgerà per poi esplodere e farmi sentire come rinata. La prima cosa che farò sarà uscire di casa, sentirmi l'aria che mi passa attraverso il corpo, sentirmi viva sorridere perché io ci sono riuscita, ho vinto, io sono viva, io sono rinata.
Una tendenza molto condivisa in questi luoghi virtuali di scambio è detta "thinspo” che sta per “thin inspiration” ossia “ispirazione alla magrezza”: un ponte fin troppo evidente con la massiccia incitazione proveniente dall' immagine del corpo veicolata dai media. Donne e uomini photoshoppati dai tratti somatici inesistenti e alterati, inutilmente magrissimi: in sostanza si tratta di un'imitazione di qualcosa che non esiste neanche nella realtà.
La condivisione compulsiva di immagini di ragazze massacrate dalla fame o di modelle magrissime – che sembrerebbe un gesto sostitutivo all'assunzione del cibo- mira a rafforzare la motivazione a tenere duro per raggiungere i propri propositi. Tutto ha molto a che fare insomma con la realizzazione personale e con i propri orizzonti di desiderio. Del resto le stesse fotografie condivise sono spesso accompagnate da scritte e didascalie con slogan puntivi o incoraggianti:
“Ogni volta che dici di no al cibo dici sì alla magrezza” oppure “ ottieni ciò per cui lavori non ciò che desideri”, oppure “se molli ora pensa a quanto lo rimpiangerai tra tre mesi”. Le scritte sono impresse su gambe ossute, fianchi inesistenti, ventri incavati. Uno slogan ricorre spesso tra le fanatiche:
“l'anoressia è uno stile di vita”. Un decalogo da setta religiosa viene fatto circolare ripetutamente:
- Se non sei magra non sei attraente;
- Essere magri è più importante che essere sani;
- Comprati dei vestiti, taglia i capelli, prendi dei lassativi, muori di fame, fai di tutto per sembrare più magra;
- Non puoi mangiare senza sentirti colpevole;
- Non puoi mangiare cibo ingrassante senza punirti dopo;
- Devi contare le calorie e ridurne l'assunzione di conseguenza;
- Quello che dice la bilancia è la cosa più importante;
- Perdere peso è bene, guadagnare peso è male;
- Non sarai mai troppo magra;
- Essere magri e non mangiare sono simbolo di vera forza di volontà e autocontrollo.
Anche nei blog “pro mia” si parla di cibo e di come viene rimesso. Scrive una brava studentessa universitaria, dal peso questa volta normale, mantenuto grazie al cibo regolarmente vomitato:
Una sera, poco dopo aver rimesso pasta, verdure, pane e nutella, sono uscita e ho preso un gelato e una mega porzione di patatine, rimettendo in parte pure quello. Senza contare la volta in cui mentre rimettevo mi sono ricordata che avevo un impegno e che ero in ritardissimo e sono schizzata fuori dal bagno mentre ancora mi pulivo le mani, scordandomi di tirare l'acqua. Tornata a casa mia mamma ha visto il cesso sporco, e non ha fatto una piega. Mi ha chiesto se avessi vomitato o avuto diarrea, o se fosse stato male mio fratello, ma le ho detto di no e che non ne sapevo nulla. E lei ha lasciato perdere.
Un' altra scrive: “oggi ho mangiato a colazione una caramella, a merenda un succo, a pranzo una barretta, merenda una barretta, e cena vomitato. Poi dopo vomitato mi sono pesata ed ero 42 chili”.
La condivisione in rete di ricette consigli incitamenti e incoraggiamenti ha qualcosa a che fare con un'incitazione al suicidio: alla fine di questi percorsi di “successo” ci può anche essere la morte. Ma resta aperta la domanda: siamo sicuri che il carcere o le multe sono dei deterrenti corretti a questa piaga?