I medici di base: “Così faremo 2 milioni di test rapidi ai contatti stretti dei positivi al Covid”
Anche i medici di famiglia sono pronti a scendere in campo nel tracciamento dei contagiati al coronavirus: nel decreto Ristori approvato ieri dal governo sono stati stanziati 30 milioni di euro per permettere a medici e pediatri di libera scelta di eseguire in autonomia 2 milioni di test antigenici a partire dai prossimi giorni decongestionando sensibilmente la filiera del tracciamento – andato in fortissimo affanno negli ultimi mesi – e consentendo ai cittadini che si sono messi in autoisolamento dopo essere entrati in contatto con un caso positivo di evitare attese estenuanti derivanti dal sovraccarico di tamponi. L’accordo tra le rappresentanze sindacali e la Sisac (Struttura interregionale sanitari convenzionati) sviluppato sulla base dell’Atto di indirizzo della Conferenza Stato-Regioni è stato firmato solo dalla Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg), l'organizzazione più rappresentativa, mentre le altre sigle sindacali si sono tirate fuori adducendo ragioni di sicurezza per i medici.
Domenico Crisarà, vicesegretario nazionale della Fimmg, descrive quello dei medici di famiglia come un sforzo determinante nella lotta al coronavirus: "L'accordo stipulato col governo – spiega a Fanpage.it – potenzia la diagnosi di primo livello grazie a un investimento di 230 milioni di euro. Per quanto riguarda invece i test rapidi da parte dei medici di famiglia c'è l'impegno a eseguirli su una popolazione mirata, che è quella dei contatti stretti dei positivi. Ad esempio: il marito è positivo, la moglie deve rimanere in quarantena per dieci giorni e al termine, su indicazione delle autorità sanitarie, deve sottoporsi a un tampone per verificare se sia stata contagiata. Ecco, quello sarà compito dei medici di famiglia, e sarà un lavoro importantissimo. Contiamo di eseguire due milioni di test nei prossimi due mesi. I costi saranno naturalmente a carico del Sistema Sanitario Nazionale".
I medici di base, dunque, potranno eseguire i test rapidi e contribuire a monitorare i contagi in modo significativo: "Trattandosi di un accordo nazionale i medici saranno tenuti a rispettarlo, anche se naturalmente andrà garantita la loro sicurezza con un'adeguata fornitura di dispositivi di protezione individuale. I test potranno essere effettuati negli studi dei medici, se adeguati, oppure in altre strutture messe a disposizione dalle Aziende Sanitarie. Non faremo invece tamponi a domicilio; saranno i pazienti, dopo essere stati chiamati dai dipartimenti di prevenzione, a dover raggiungere i nostri ambulatori sul territorio nazionale". I medici di famiglia sono dunque pronti: nei prossimi giorni riceveranno i kit per eseguire i test rapidi (già disponibili solo in Veneto) ed entro due mesi testeranno due milioni di persone.
Anche i pediatri eseguiranno i test rapidi
Anche i pediatri eseguiranno test rapidi nei loro ambulatori. Il presidente della Federazione italiana medici pediatri (Fimp), Paolo Biasci, spiega che "ci sarà la disponibilità complessiva di circa 50mila tamponi rapidi antigenici al giorno, da qui a fine dicembre, tra i pediatri di libera scelta". Così, rileva, "daremo un grandissimo contributo ai dipartimenti di prevenzione territoriali che stanno affogando subissati dalle richieste di test". Sono previsti, ha sottolineato Biasci, "2 milioni di tamponi totali per medici di base e pediatri di libera scelta fino al 31 dicembre, con un finanziamento previsto di 30 milioni ed un costo medio per tampone di 15 euro. Su queste basi abbiamo calcolato che la disponibilità sarà di circa 50mila tamponi al giorno". Si tratta di un "contributo forte che i medici potranno dare ai servizi pubblici delle asl, sgravando tali servizi da un sovraccarico di richieste di test. Circa 50mila tamponi che potremo effettuare sono infatti pari a circa un terzo del totale dei tamponi che vengono fatti in Italia giornalmente".