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I liceali che saltano la scuola in Sicilia e Campania sono il doppio che in Veneto

Lo rilevano i Rav – i rapporti di autovalutazione delle scuole, secondo cui, in media, gli studenti italiani hanno sacrificato nell’anno 2014/2015 un giorno di scuola su dieci. La crescita delle ore di lezione mancate dagli è uniforme dalle prime alle ultime classi, ma registra un aumento più consistente negli istituti professionali e al Sud Italia.
A cura di C. T.
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Saltare un giorno di scuola o solo qualche ora di lezione è un'usanza che ha attraversato generazioni: che fosse per sfuggire a un compito in classe o a un'interrogazione o anche solo per godersi una giornata di sole. L'abitudine negli ultimi tempi sembra in aumento tra i liceali italiani, soprattutto al Sud. Lo rilevano i Rav – i rapporti di autovalutazione delle scuole, secondo cui, in media, gli studenti italiani hanno sacrificato nell'anno 2014/2015 un giorno di scuola su dieci. La percentuale è in crescita rispetto all'anno precedente, in tutti gli indirizzi, e questo nonostante la norma introdotta anni fa dall'ex ministra dell'Istruzione Maria Stella Gelmini che limitava il numero massimo di assenze a non più di una lezione su quattro. La crescita delle ore di lezione che vengono mancate dagli studenti è uniforme dalle prime alle ultime classi, ma registra un aumento più consistente negli istituti professionali e al Sud Italia.

Stando ai dati dei Rav – rilevati per classe, indirizzo scolastico e Regione – sono in media circa 73 le ore di lezione persone ogni anno dagli studenti del liceo classico – cica otto giorni su cento. In testa c'è la Sicilia con 96 ore, una cifra che doppia molte Regioni del Nord come, ad esempio, il Veneto, a 44,1. Una situazione non dissimile allo scientifico: Sicilia e Campania sono entrambe oltre le 100 ore di assenza; quasi la metà in regioni come Veneto, Friuli Venezia Giulia o Lombardia. Il quadro si fa peggiore per quanto riguarda gli istituti tecnici – dove le giornate di scuola saltate sono una su otto – e in quelli professionali, dove si arriva quasi a una ogni sei. Secondo Paolo Mazzoli, direttore generale dell’Invalsi, comunque, c'è da fare attenzione anche "agli ingressi alla seconda ora, che mi sembrano un brutto segnale. L’andamento delle assenze lungo lo Stivale mi conforta rispetto ai risultati dei nostri test, perché per risolverli bene non occorre un addestramento ad hoc: è la frequenza assidua a favorire la solidità delle competenze".

Quanto ai motivi che possono celarsi dietro questo incremento delle assenze da scuola, le spiegazioni sono diverse. Per il pedagogista Benedetto Vertecchi, sono da ricercarsi in un "atteggiamento consumista dei ragazzi e poco attento dei genitori"; mentre Francesca Vella, preside del classico Meli di Palermo, ritiene che una parte delle assenze possa essere dovuta "alla diffusione crescente delle interrogazioni programmate: i ragazzi si assentano per stare a casa a prepararsi".

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