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I furbetti dell’università, con Ferrari e villa ma indigenti

Con false attestazioni il 62% degli studenti delle università romane pagava meno tasse e usufruiva degli sconti previsti per i più indigenti.
A cura di Antonio Palma
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Studenti residenti in ville faraoniche con tanto di padre in Ferrari ma dichiaravano un reddito annuo di poche decine di migliaia di euro per non pagare le tasse universitarie.  E' quello che hanno scoperto gli uomini del Comando Provinciale della Guardia di finanza di Roma nelle università «La Sapienza», «Tor Vergata» e «Roma Tre» nell'ambito di un'inchiesta volta a smascherare casi di indebita fruizione di benefici pubblici da parte di studenti ai danni della Regione e degli Atenei. A quanto hanno scoperto le Fiamme Gialle, la pratica delle false autocertificazioni per pagare meno tasse all'università e accedere a sconti, borse di studio e quant'altro previsto per i più indigenti, era tutt'altro che isolata.  Dai primi risultati di questa sinergia tra Regione Lazio, università romane e Guardia di finanza è emerso infatti che nel 2012, a fronte di 848 verifiche, 521 casi sono risultati irregolari, mentre nel 2013 la percentuale degli studenti che ha dichiarato il falso è schizzata addirittura al 63%. Un altro dato che ha colpito gli ispettori della guardia di finanza  e ha fatto scattare i controlli più approfonditi è stato il fatto che ben il 20% degli studenti iscritti risultava nelle prime tre fasce di reddito cioè quelle meno benestanti.

Tra i furbetti dell'università numerosi i casi eclatanti come appunto quello della ragazza col padre proprietario di case di lusso e di una Ferrari che dichiarava 19mila mila euro di reddito annuo, o anche la studentessa che dichiarava 14mila euro l'anno dimenticandosi di avere in banca ben 600 mila euro. Alcuni che addirittura erano in lizza per una borsa di studio per i più indigenti dopo i controlli sono passati dalla prima all'ultima fascia di reddito. "I controlli servono a snidare i falsi poveri che cercano di scavalcare i veri poveri, che sono parecchi e sono famiglie che fanno fatica ad arrivare a fine mese ed hanno difficoltà a far studiare i loro figli. È giusto che i soldi pubblici finiscano a loro e non ai più ricchi" ha affermato il generale Ivano Maccani, comandante provinciale della Guardia di Finanza di Roma, concludendo "Questa iniziativa è inoltre un deterrente per divulgare la cultura della legalità, punta a ottenere più equità sociale diffondendo questo messaggio nelle università".

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