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Movimento dei Forconi

I Forconi tengono ancora in scacco la Sicilia. Ma sorgono i primi dubbi

Continua in Sicilia la rivolta promossa da Forza d’urto e dal Movimento dei Forconi. A nulla è servito l’incontro dei leader della protesta col Governatore Lombardo: autotrasportatori, pescatori, agricoltori non fermano lo sciopero. Ed ora tocca anche alla Calabria. Ma qualcuno avanza le prime perplessità sull’autenticità dell’insurrezione.
A cura di Biagio Chiariello
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La protesta che sta interessando da giorni la Sicilia non si placherà almeno fino alla mezzanotte di domani. Si è concluso infatti con un una fumata nera l'incontro tra i leader del movimento Forza d'urto,i prefetti di Palermo e Catania e il governatore Raffaele Lombardo.  «Lombardo e i politici non hanno capito o non vogliono capire: la gente è affamata – afferma il leader dell'Aias Giuseppe Richichi – dobbiamo andare a protestare a Roma? Non abbiamo i soldi per comprare i biglietti. Ci vadano i deputati regionali con le loro indennità. La verità è che stanno sottovalutando quanto sta accadendo». Da parte sua Lombardo fa sapere di aver «chiesto al presidente del Consiglio Monti un confronto dedicato esclusivamente a questi argomenti: il costo dei carburanti, le autostrade, i traghettamenti troppo cari».

La Sicilia è in ginocchio

Al quarto giorno di manifestazioni, le scene sono quelle viste nelle ultime 72 ore, se non altro esasperate per il protrarsi del malcontento. Distributori di benzina chiusi con lunghissime code fuori dai pochi ancora aperti; supermercati, macellerie, panifici presi dall'assalto per le scorte che cominciano a scarseggiare. In prima fila, a presidiare strade e tangenziali sempre loro: gli autotrasportatori, coadiuvati dagli agricoltori del Movimento dei Forconi, al quale si sono associati anche i pescatori del porto di Palermo.

Ma i presidi sono stati messi in atto in tutta la Sicilia da Catania a Messina, dal Nisseno all'Agrigentino. Tutti a protestare contro il decreto "Salva Italia" che ha inasprito la pressione fiscale sul già malsano sistema economico regionale, che ha portato ad un aumento vertiginoso del prezzo della benzina e del gasolio e che ha fatto schizzare in alto i costi della produzione. E poi c'è quell' insofferenza diffusa per la perdurante indifferenza del governo nazionale nei confronti di un Mezzogiorno sempre più trascurato. «L´assoluta inerzia e incompetenza della classe politica siciliana, spesso serva di interessi nazionali che nulla hanno a che fare con i nostri interessi, ha infatti fatto si che si sia dovuto dar vita ad una protesta dura ma necessaria», si legge in una nota diffusa da "Forza d´urto".

I forconi si estondono in Calabria ed Abruzzo

Nel frattempo la protesta siciliana comincia a catalizzare l'attenzione di media (coi tg nazionali che ne parlano) e fa nuovi proseliti, estendendosi oltre lo stretto, in Calabria, dove da ieri un blocco di tir rallenta il traffico sulla Catanzaro-Terme e nella zona di Cosenza Nord, mentre disagi analoghi si segnalano anche a Villa San Giovanni. E domani potrebbe essere la giornata degli abruzzesi che si incontreranno sull’autostrada Pescara-Nord Città Sant’Angelo per solidarizzare  con gli indagnados di Sicilia.

Una protesta autentica?

Tuttavia sono in molti ad avanzare dubbi e perplessità sulll'autenticità della protesta dei Forconi. Dalla tempistica (perché si è agiti solo ora, dal momento che le motivazioni del movimento sono vecchie quasi quanto la Sicilia stessa?) alla possibile collusione politica (si protesta contro Monti solo dopo la caduta di Berlusconi, dicono alcuni), passando per il legame tra i Forconi e Forza Nuova (con velate smentite dei primi «apolitici e apartitici» e le accorate manifestazioni di «voglia di cambiamenti, sinceri e radicali» di un "camerata" dei secondi) fino alle ipotesi di infiltrazioni mafiose avanzate dal procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso.

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