I figli di una delle vittime di ʼIgor il russoʼ: “Fa più scalpore se il killer ha la pelle nera”
Si è conclusa stamattina la prima giornata di udienza preliminare per Norbert Feher, meglio noto come Igor il russo, l’uomo che un anno e mezzo fa ha seminato il panico con furti rapine e omicidi nelle province di Ferrara e Bologna, prima di essere arrestato in Spagna dopo altri tre assassinii (due agenti della Guardia civil e il proprietario agricolo). La prossima seduta si terrà il 28 novembre, quando il giudice deciderà se concedere o meno il giudizio abbreviato richiesto dalla difesa. Igor è comparso nell’aula dell’udienza in video-conferenza dalla Spagna, dove è detenuto. "Non voglio un processo pubblico", è una delle poche frasi pronunciate dall’uomo. Nel processo si sono costituiti parte civile i familiari del barista di Budrio Davide Fabbri, e quelli della guardia volontaria Valerio Verri, oltre a Legambiente Ferrara, di cui Verri faceva parte. Il pm Marco Forte contesta a Feher, oltre agli omicidi, anche rapine e detenzione di armi, per 11 imputazioni complessive, per il periodo tra il 30 marzo e l'8 aprile 2017.
E proprio la figlia di Verri su Facebook ha postato un messaggio a dir poco polemico: "Purtroppo forse fa più scalpore un omicida con un colore di pelle nera piuttosto che Igor" e aggiunto che l’assassinio del padre “si poteva evitare. Siamo qui per assistere ad un processo in tv perché lo Stato non è riuscito a prenderlo ed ha fatto altre vittime in Spagna. Allora il ministro Minniti ci fu comunque vicino. Oggi invece si è dimenticato di noi probabilmente perché Igor non ha la pelle nera”.
E ancora: Marco Minniti "ci aveva dato delle sicurezze: non abbandoneremo il campo finché non lo avremo preso". Ma "non è stato così, perché dopo poco non si è più vista nessuna forza dell'ordine girare, perché era chiaro che non era più in Italia. Il lavoro fatto dalla sicurezza non è andato a buon fine", scrive Francesca Verri. Minniti, "ci aveva fatto presente che potevamo contare su di lui per qualsiasi cosa. Noi a tutt'oggi non abbiamo ricevuto neanche un saluto", ha detto ancora la ragazza. "Ci aspettiamo le scuse, doverose", ha aggiunto l’altro figlio, Emanuele. "Noi rivolgiamo l'appello a tutti – ha spiegato ancora Francesca – abbiamo citato il ministro Minniti perché lui ci aveva fatto delle promesse, ci aveva incontrato, ci aveva posto delle sicurezze. Ma ci appelliamo alle istituzioni in generale". Istituzioni che non erano presenti all'udienza, né risultano richieste di costituirsi parte civile: "Sicuramente – ha detto Francesca – qualche parola in più, se viene spesa, è ben accetta. Non è proprio così al momento. Siamo io e lui", ha detto indicando il fratello.