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I detenuti inviano una lettera al Papa chiedendo l’abolizione dell’ergastolo

Gli ergastolani, dopo la visita di Benedetto XVI nel carcere romano di Rebibbia, hanno deciso di inviare una missiva al Pontefice, in cui hanno spiegato come sia difficile affrontare una pena come l’ergastolo. Ecco il testo integrale della lettera.
A cura di Daniela Caruso
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Papa Benedetto  XVI incontra i detenuti di Rebibbia

Dopo la visita del Papa a Rebibbia, gli ergastolani rinnovano l'appello del Papa, tramite una lettera condivisa con la Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da Don Oreste Benzi, che dal 2007 cammina al loro fianco in questa ricerca di una pena giusta e umana. Da allora, però, la situazione non è minimamente cambiata e circa 1.500 detenuti si ritrovano a vivere in condizioni inaccettabili, scontando una pena che non permette loro di approcciarsi, anche solo per un giorno, al mondo esterno e alle proprie famiglie. "Amore è credere nell’altro e dargli fiducia”: questa la frase di apertura della missiva inviata al Santo Padre. Ecco il testo integrale:

Santo Padre,

siamo degli ergastolani, dei condannati a essere colpevoli e  prigionieri per sempre,  ergastolani con l’ergastolo ostativo ad ogni beneficio. Santo Padre, molti di noi sono in carcere da 20, 30 anni, altri di  più, senza mai essere usciti un solo giorno, senza mai un giorno di permesso con la propria famiglia. Molti di noi sono entrati da ragazzi adolescenti e ora sono quarantenni destinati ad invecchiare in carcere, altri erano giovani padri  e ora sono nonni con i capelli bianchi.

Santo Padre, noi e la Comunità Papa Giovanni XXIII, Le vogliamo dire che la pena dell’ergastolo è una pena che si sconta senza vita; che avere l’ergastolo è come essere morti, ma sentirsi vivi; che la pena dell’ergastolo è una pena del diavolo perché ti ammazza lasciandoti vivo; che la pena dell’ergastolo tradisce la vita; che subire la condanna dell’ergastolo è come perdere la vita prima ancora di morire; che la pena dell’ergastolo ti mangia l’amore, il cuore, e a volte anche l’anima; che la vita senza promessa di libertà non potrà mai essere una vita.

Santo Padre a cosa serve e a chi serve il carcere a vita? Si diventa non viventi. A che serve vendicarsi in questo modo? Non vediamo giustizia nella pena dell’ergastolo, ma solo una grande ingiustizia perché si reagisce al male con altro male aumentando il male complessivo. Una società giusta non dovrebbe avere né la pena di morte, né la pena dell’ergastolo. Non è giustizia far soffrire e togliere la speranza per sempre per riparare al male che ha fatto una persona. Il male dovrebbe essere sconfitto con il bene e non con altro male. Il riscatto umano non è possibile con una pena che non potrà mai finire. La nostra vita è di una inutilità totale, è aberrazione, sofferenza infinita. L’ergastolo è una pena che rende il nostro presente uguale al passato, un passato che schiaccia il presente e toglie speranza al futuro.

Santo Padre, 310 ergastolani tempo fa si sono rivolti al Presidente della Repubblica dicendogli di preferire la morte al carcere a vita. Nell’anno 2007 un migliaio di ergastolani, sostenuti da 10.000 persone fra amici e parenti, hanno fatto lo sciopero della fame ad oltranza per l’abolizione dell’ergastolo. Nell’anno 2008 quasi ottocento ergastolani hanno inoltrato un ricorso alla Corte europea per chiedere l’abolizione dell’ergastolo perché in Europa solo in Italia esiste l’ergastolo ostativo. Sempre nell’anno 2008 un migliaio di ergastolani hanno fatto uno sciopero della fame a staffetta per l’abolizione dell’ergastolo.

Santo Padre, i mass media dicono che l’ergastolo in realtà non esiste, ma allora, se non esiste, perché non lo tolgono? Vogliamo scontare la nostra pena, ma chiediamo una speranza, una sola, chiediamo un fine pena certo. Santo Padre ci sentiamo abbandonati da tutti, dagli uomini, dalla Chiesa e a volte persino da Dio, perché non si può essere contro la guerra, contro l’eutanasia, contro l’aborto e non essere contro la pena dell’ergastolo.

Santo Padre, non abbiamo voce: ci dia la Sua per fare sapere che in Italia esiste l’ergastolo ostativo, una pena disumana che realmente non avrà mai termine e ci farà uscire solo morti dal carcere. Don Oreste Benzi, Fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII ha sempre appoggiato il superamento dell’ergastolo e qualche giorno prima della sua morte, alle Settimane Sociali del 2007 ha detto: "Adesso inizia lo sciopero della fame a Spoleto, nel supercarcere, per l’abolizione dell’ergastolo. Hanno ragione. Che senso ha dire che le carceri sono uno spazio dove si recupera la persona se è scritta la data di entrata e la data di uscita mai? È una contraddizione in termini. Perché non devono aver il diritto di dare prova che sono cambiati? Non è giusto questo."

Sicuri di sentire la sua voce, grazie!

Gli ergastolani in lotta per la vita e la Comunità Papa Giovanni XXIII.

Chiunque voglia sposare la causa degli ergastolani, può aderire all’appello da essi lanciato, collegandosi al sito www.apg23.org.

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