I detenuti di 35 carceri italiane lavoreranno alla ricostruzione del Centro Italia terremotato
La ricostruzione del Centro Italia terremotato ha finalmente preso il via. Dall'insediamento del Commissario Straordinario Giovanni Legnini – nel 2020 – le procedure hanno subito una forte accelerazione e negli ultimi due anni sono stati 10mila i cantieri di edilizia privata aperti, mentre per quanto concerne le opere pubbliche 365 sono state terminate ed altre 315 sono oggi in fase di cantiere.
I lavori, quindi, procedono, ma un'ulteriore spinta potrebbe arrivare da un cospicuo gruppo di detenuti di dieci province delle regioni Abruzzo, Lazio, Molise, Marche e Umbria, che avranno l’occasione di lavorare nei cantieri di oltre 5mila opere di ricostruzione pubblica e in quelli di 2.500 chiese danneggiate dal sisma 2016.
È quanto stabilisce il Protocollo d’intesa siglato oggi, nella sede del Ministero della Giustizia, tra il Commissario Straordinario alla Ricostruzione Giovanni Legnini, la Ministra della Giustizia Marta Cartabia, il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana Cardinale Matteo Maria Zuppi, il Presidente del Consiglio nazionale dell’Anci Enzo Bianco, e il Vicepresidente Ance con delega per la ricostruzione del Centro Italia Piero Petrucco. Era presente anche il capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, Carlo Renoldi.
Il protocollo d'intesa avrà un duplice scopo: imprimerà un'accelerazione alla ricostruzione e aumenterà le opportunità di lavoro per i detenuti, strumento indispensabile per il loro pieno reinserimento sociale. Il numero dei detenuti coinvolti dipenderà dal programma dei lavori e dai cantieri individuati. Gli istituti penitenziari che parteciperanno al progetto saranno 35 e le modalità di inserimento lavorativo verranno stabilite in base ai profili dei singoli detenuti e alle esigenze delle aziende.
Al Commissario Straordinario spetterà la funzione di raccordo delle attività, mentre il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria individuerà gli idonei e favorirà il loro inserimento in cantieri vicini alle strutture detentive, in accordo con la Magistratura di sorveglianza. La Cei promuoverà, presso le
imprese impegnate nella ricostruzione degli edifici di culto, l’utilizzo di manodopera da parte dei detenuti valutati idonei. Ance diffonderà alle proprie strutture territoriali e, per il loro tramite, anche agli enti bilaterali del sistema, i contenuti del Protocollo; allo stesso modo, anche Anci nei Comuni che
ospitano strutture penitenziarie.
"Ricostruire gli edifici, per ricostruire anche le proprie vite e sentirsi parte della comunità – ha dichiarato la Ministra della Giustizia Marta Cartabia, aggiungendo che il protocollo "ha un fortissimo significato simbolico e permetterà ad alcune persone di uscire dal carcere, per lavorare nei cantieri dei paesi feriti dai terremoti. Attraverso il lavoro, il tempo della detenzione si orienta verso all’obiettivo costituzionale della rieducazione e del reinserimento sociale. Il lavoro in carcere è stata una delle mie priorità in questo anno e mezzo al Ministero".
Per il commissario Giovanni Legnini "l'accordo concluso oggi è denso di significati. Consentire ai detenuti che ne hanno titolo, sulla base delle disposizioni dell’ordinamento penitenziario , di lavorare nei cantieri pubblici e di ricostruzione delle Chiese nell’enorme cratere del centro Italia (con un numero di oltre 5.000 opere pubbliche e di 2.500 Chiese finanziate e da finanziare) rappresenta una bella opportunità per inverare il principio della funzione rieducativa della pena e per le Imprese di formare ed utilizzare personale motivato a dare un contributo a tale importante finalità pubblica".