Ci eravamo lasciati al 22 maggio con 652 nuovi casi da Coronavirus. Ci ritroviamo oggi con 947 nuovi contagi e un Bollettino che registra anche 9 decessi e 247 guariti. Dati questi che fanno salire i casi di Coronavirus confermati in Italia dall'inizio della pandemia a 257.065 e i morti a 35.427 morti. Questi i numeri dell'emergenza Covid-19 nel nostro Paese di oggi, venerdì 21 agosto, come reso noto dal Ministero della Salute, cui si sonmano 16.678 casi attivi, 919 ospedalizzati, 15.690 in isolamento domiciliare e 69 persone in terapia intensiva. Nelle ultime 24 ore sono stati effettuati 71.996 tamponi, per un totale di 7.862.592 dall’inizio della pandemia. La Regione più colpita rimane la Lombardia.
“L’aumento dei contagi, oggi arrivati a 947 nuovi casi, così come quello dei giorni scorsi, arriva innanzitutto a fronte di un importante aumento dei tamponi: la media degli ultimi 3 giorni è la più alta dall'inizio della pandemia. Per trovare un dato più alto dei 73.511 tamponi attuali, bisogna tornare al 21-23 maggio, con 73.156 tamponi al giorno”. Giovanni Forti, 26 anni è studente di Economics all'Università di Pisa e alla Scuola Superiore Sant'Anna. Dal 2018 fa parte della redazione di YouTrend, dove di occupa della parte editoriale, dell'analisi dei dati e della produzione di data visualization e su YouTrend ha scritto diversi articoli sulla pandemia del Covid-19: “Che sia un aumento preoccupante e che va contrastato mettendo in pratica con il massimo impegno le cautele contro la diffusione del virus è fuori discussione – spiega Forti a Fanpage.it – Ci sono però alcuni elementi che suggeriscono che la seconda ondata raggiungerà più lentamente, se ci arriverà, i picchi di contagi della prima”.
Quali sono questi elementi?
Innanzitutto, per i dati che abbiamo, la diffusione sembra decisamente più lenta: l’indice Rt è superiore a 1, ma non di molto, sintomo che la malattia si diffonde lentamente. Oggi per raddoppiare il numero di casi giornalieri servono due settimane, a marzo bastavano pochi giorni.
E come mai l'Rt rimane basso, oggi?
Un elemento importante che concorre a tenere basso Rt, oltre a distanza e mascherina, è il fatto che passiamo meno tempo al chiuso: secondo diversi studi all’aperto le probabilità di contagio sono minori – a parità di precauzioni.
Altrove sembra andare diversamente. In Germania, Francia e Spagna il ritorno del Coronavirus è stato molto più importante che da noi. In ognuno di questi Paesi si registrano infatti migliaia di nuovi casi ogni giorno. Come mai, secondo te? Siamo più bravi? Facciamo meno tamponi? Fa più caldo?
È difficile trovare una ragione unica. Un elemento potrebbe essere che Francia e Spagna hanno riaperto quando avevano ancora un numero di nuovi casi più alto rispetto all’Italia, e si sono creati grossi focolai regionali, rispettivamente, a Parigi e in Catalogna già dalla fine di luglio, che con le vacanze si stanno diffondendo nel resto dei due Paesi. In Italia questo non sembra essersi verificato, almeno per i dati che abbiamo finora, ma il rientro dalle vacanze sarà uno snodo cruciale.
Nel frattempo, tre buone notizie: in questi mesi, è crollata l'età media dei contagiati, il tasso di mortalità del virus e pure i ricoveri sul totale dei contagiati. Secondo te è abbastanza per poter dire che possiamo stare tranquilli, in vista di settembre?
I tre fattori sono collegati: con l’età media dei malati che è scesa a 30 anni e con le terapie intensive ancora quasi vuote, è probabile che nei prossimi giorni i casi acuti trovino cure migliori e che i decessi siano una percentuale inferiore rispetto al totale dei contagiati, per quanto anche nei giovani possano esserci condizioni molto gravi. Ma attenzione: quando a settembre i giovani passeranno più tempo in ufficio, a scuola o in casa con adulti e anziani, c’è da temere che l’età media dei contagiati si alzi di nuovo e che gli ospedali si riempiano, portando con sé un aumento anche dei morti.
Tra le regioni che di settimana in settimana presentano i numeri di crescita più alti del virus ci sono diverse regioni centro-meridionali che non avevano avuto particolari problemi col Covid in primavera. Effetto turismo? O il rischio vero è che il Coronavirus arrivi al sud dove ci sono meno posti in terapia intensiva?
Gli aumenti maggiori sono comunque in Lombardia e in Veneto, ma è vero che i focolai sono distribuiti più uniforme sul territorio. La causa più probabile è l’aumento degli spostamenti, che alimenta la diffusione del virus in particolare nelle regioni verso le quali c’è un maggiore flusso turistico: in molte località costiere la popolazione d’estate raddoppia rispetto a quella normale. Con il ritorno verso le città possiamo aspettarci che la situazione cambi ancora, con il rischio di nuovi focolai che si sposterà anche in altre regioni.
Quindi il Mezzogiorno può stare tranquillo, in vista dell'autunno?
No, assolutamente. Questo non eliminerà il rischio per le regioni del Sud, dove un ruolo importante lo giocherà la velocità del contagio. Dobbiamo imparare la lezione della prima ondata: più le comunità riusciranno a mantenere piatta la curva, più anche le regioni meno equipaggiate potranno evitare la saturazione dei reparti.
Torniamo al nord: come vanno le cose nel quadrilatero di fuoco Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia – Romagna? E nelle grandi città come Milano e Torino?
Fra le regioni più colpite in primavera, quella che sta “tenendo” meglio è il Piemonte, che questa settimana ha avuto circa 40 casi al giorno: numeri simili a quelli di Toscana, Sicilia e Campania. Le regioni più colpite, come all’inizio, sono Lombardia e Veneto, fra i 90 e i 100 casi medi al giorno, seguite da Lazio (80 casi) ed Emilia Romagna (60). Sulle province i dati sono influenzati dagli screening che stanno venendo condotti soprattutto negli aeroporti di Roma (quasi 70 casi al giorno questa settimana) e di Milano (circa 30 casi); in mezzo alle due grandi città spicca la provincia di Treviso, dove si è registrato un focolaio in un’azienda di polli: questo conferma la pericolosità dei posti di lavoro dove mantenere la distanza è più difficile.
La media mobile a giugno ci raccontava la diminuzione dei casi giornalieri, mentre oggi ci racconta dell'aumento. Dovessimo andare avanti con questa progressione, il 14 di settembre, giorno in cui riapriranno le scuole, quanti casi avremmo? Abbastanza per cominciare ad allarmarci ora?
Nell’ultimo mese la media a 7 giorni è cresciuta del 27% a settimana. Con quasi i 609 casi medi al giorno di questa settimana siamo a +39% rispetto a venerdì scorso. Se saremo bravi a contenere l’aumento al 20% a settimana, potremmo riuscire a superare di poco i 1.000 casi medi giornalieri. Se invece continuassimo sul +30/40% torneremmo sui 1.500-2.000 casi al giorno, quanti ce n’erano alla riapertura del 4 maggio.