Finisce una fase, se ne apre un’altra. Il bollettino della Protezione Civile sull'emergenza Coronavirus in Italia di oggi venerdì 15 maggio registra 223.885 casi positivi (+789rispetto a ieri), di cui 120.205 guariti (+4.917) e 31.610 deceduti (+242). Lo ha reso noto la Protezione civile. Stando al bilancio appena pubblicato, dei contagiati attuali 60.470 sono in isolamento domiciliare, 10.792 sono ospedalizzati e 808 (-47) sono ricoverati in terapia intensiva, numero questo che segna ancora una discesa dall'inizio dell'epidemia. I tamponi effettuati finora sono in totale 2.875.680 di cui 68.176 nelle ultime 24 ore.
“In Lombardia va meglio, e questa è un’ottima notizia. Il problema è che adesso peggiorano altre regioni: in particolare Lazio, Liguria e Veneto”. Giovanni Forti, 26 anni è studente di Economics all'Università di Pisa e alla Scuola Superiore Sant'Anna. Dal 2018 fa parte della redazione di YouTrend, dove di occupa della parte editoriale, dell'analisi dei dati e della produzione di data visualization e su YouTrend ha scritto diversi articoli sulla pandemia del Covid-19: “Comunque il numero di casi è sotto 800, e questa è una buona notizia – spiega Forti a Fanpage.it – e ancora più buona è la notizia sul numero dei guariti, che arriva quasi a 5000 su 30mila tamponi per guarigioni. È un indicatore che ci rassicura, in una settimana non esattamente positiva”.
Da dove arrivano questi guariti?
Quasi 2400 arrivano dalla Lombardia, più di 800 dal Piemonte, 300 in Veneto ed Emilia-Romagna. Fisiologicamente sono le regioni più colpite che danno il più alto numero dei guariti. Avendo tanti casi attivi, è normale sia così.
Dicevamo però che oggi c’è anche qualche regione che preoccupa…
Sì, in particolare ci preoccupano i 73 casi del Lazio, quasi il doppio rispetto a ieri. E poi la Liguria, che continua il trend sopra i 60 casi. Sono dati che preoccupano perché ci eravamo abituati a vederli sotto quota 50. Non è il miglior biglietto da visita, in vista dei dati della prossima settimana.
Perché questi casi provengono ancora dalla Fase 1…
Sì, e l’ha detto chiaramente l’Istituto Superiore di Sanità. Tra il contagio e i primi sintomi passano dai 2 ai 12 giorni. E dai primi sintomi alla diagnosi sono ancora 9 giorni. Nella stragrande maggioranza dei casi, si tratta di contagi avvenuti più di 10 giorni fa, e quindi nella fase 1.
Quando arriveranno i contagi della fase 2?
A partire da metà della prossima settimana, realisticamente.
Che cosa dovremo guardare con attenzione, a partire dalla prossima settimana?
La curva dei contagi sarà da considerare con grande attenzione. Ma ancora di più il numero dei pazienti ospedalizzati, che ci dirà la gravità dei nuovi casi e il grado di stress delle terapie intensive.
Le zone d’Italia da tenere più d’occhio, invece?
Le grandi città, dove la promiscuità è più forte e il distanziamento sociale più difficile: diciamo Milano, Torino, Brescia, Roma, Genova, Bologna con un occhio anche a Verona, che aveva avuto dati molto brutti, qualche settimana fa.
I tamponi aumenteranno secondo te, la prossima settimana?
La sensazione è che i 74mila ,75mila tamponi cui siamo arrivati per qualche giorno, nelle scorse settimane, sembrano la soglia massima che il sistema Italia è in grado di processare. È difficile aumentino. Di certo non aumenteranno la prossima settimana.
Ultima domanda, prima del weekend: come lasciamo la media mobile settimanale alla fine di questi ultimi sette giorni?
La media mobile continua a rallentare lentamente, nella sua discesa. Abbiamo avuto meno di mille casi medi negli ultimi sette giorni ed è una buona notizia. Sono 435 in meno al giorno rispetto alla settimana scorsa, e pure questa è una buona notizia. La brutta notizia è che il calo medio giornaliero fino a venerdì scorso era attorno agli 800 casi in meno.
E questo rallentamento dove sposta l’asticella dei contagi zero?
A cavallo di maggio e giugno. Ma anticipiamolo, i dati della prossima settimana potrebbero far cambiare tutto un’altra volta.