I ciechi hanno due occhi, come tutti gli altri, e vedono, semplicemente lo fanno in un modo diverso.
Per dirla chiaramente: se parlate con una persona cieca non c'è cosa più brutta che porre attenzione alla limitazione dei verbi, come se dire "a che ora ci vediamo?" fosse come "parlare di corda in casa dell'impiccato".
"Vedere" ha senso se lo interpretiamo come "capire", cioè se lo allarghiamo di senso e di significato. E allora sì, anche i ciechi vedono perché hanno molti mezzi per conoscere, e in questo video provo a raccontarveli, questi modi che hanno per leggere (e vedere) il mondo.
Io ho incontrato Daniele Cassioli e la sua banda di ragazzini ciechi e ipovedenti, durante una vacanza sportiva a Marina di Pisa, organizzata dall'associazione di cui è presidente: Real Eyes sport.
Abbiamo parlato di amore e di nasi, abbiamo giocato a calcio e abbiamo provato a "perdere i punti di riferimento".
Abbiamo parlato della percezione dei colori, di quello che i ciechi vedono e come si rappresentano il volto di una persona, e della voglia – ma solo qualche volta – di toccare il volto che hanno di fronte.
Con le persone non vedenti, così come con ogni altro essere umano al mondo – e pare una banalità dirlo, ma occorre ripeterlo – bisogna semplicemente relazionarsi in un modo rispettoso, diretto, oserei dire normale, se questa parola non fosse stata usata per troppo tempo per separare e costringere a lato dei diritti coloro che stanno fuori dal canone e da una maggioranza riconosciuta.
I non vedenti vedono benissimo le ingiustizie, la bellezza, il pallone (se è sonoro), e possono godersi un film (magari con qualche descrizione sonora su certe immagini, questo certamente può aiutare).
Per dirla con una battuta, che però è una frase serissima: "Non esistono gli handicappati, e se qualcuno non riesce in qualcosa, gli handicappati siamo noi che non siamo riusciti a metterli nella condizione di fruire di tutti i pezzetti di questo mondo".