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Covid 19

I chiarimenti dell’Inail: “Infezione Covid è infortunio sul lavoro anche con assicurazione privata”

L’Inail fornisce alcuni chiarimenti riguardanti le infezioni da Covid-19 come infortuni sul lavoro: i casi di contagio vengono considerati infortuni sia per l’Inail che per le polizze assicurative private. Il dibattito sul rischio che questo non avvenga nasce da un concetto “ormai del tutto superato”.
A cura di Stefano Rizzuti
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L’infezione da Covid sul lavoro rientra tra i casi di infortunio che devono essere riconosciuti non solo dall’Inail ma anche dalle assicurazioni private. A spiegarlo, in un’intervista a Quotidiano Sanità, è Patrizio Rossi, sovrintendente medico centrale Inail. Che chiarisce se il Covid-19 rientri o meno nei casi di possibili indennizzi previsti dal contratto di polizza privata per infortunio. Ciò che spiega Rossi è che l’equivalenza tra causa violenta e causa virulenta esiste sia per l’infortunio Inail sia per quello delle polizze private, il che spiega perché non ci sarebbero dubbi sull’equivalenza tra i due tipi di assicurazioni.

Le denunce di infortuni sul lavoro per Covid-19

Rossi, però, parte da alcuni dati sulle denunce per infortunio sul lavoro da Coronavirus arrivate all’Inail: al 31 maggio sono più di 47mila, con 208 casi mortali. Molti dei casi di contagio arrivano dal settore della sanità e dell’assistenza sociale, con più dell’80% delle denunce e quasi il 40% dei casi mortali. La maggior parte delle vittime sono state infermieri e medici. Inoltre, spiega ancora Rossi, in questi dati non rientrano molti degli operatori sanitari, che non sono assicurati all’Inail. E tra questi ci sono anche i medici di famiglia, che non avranno comunque problemi per il risarcimento: “La comparazione tra il contesto assicurativo pubblico e quello dei medici cosiddetti convenzionati, non mostra alcuna sostanziale diversità in ordine alla qualificazione tecnico-giuridica dell’evento infortunistico”.

Covid-19, l’infortunio Inail e quello con polizza privata

Il problema si presenta sulla rapidità della causa, che secondo qualcuno prevede una differenza tra l’infortunio Inail e quello di una polizza privata. Un dubbio non condiviso da Rossi, che spiega: “A mio avviso, ciò non è condivisibile in quanto  il concetto di rapidità non implica che debba essere sempre istantanea, ma implica solo che sia concentrata, dal punto di vista temporale, quindi che agisca in un breve intervallo di tempo. D’altronde, se la polizza avesse voluto qualificare la rapidità della causa come istantaneità della stessa, avrebbe utilizzato nei contratti il termine istantaneo e non rapido”. Rossi si sofferma anche sulla questione dell’infortunio da infezione virale, sottolineando che prima c’era un orientamento diverso tra pubblico e privato.

Il sovrintendente Inail spiega: “L’infortunistica privata ha da sempre ritenuto indennizzabili le lesioni fisiche, con esclusione di tutte le malattie infettive. Che sono escluse dall’indennizzo, a meno che non abbiano per causa diretta ed esclusiva una lesione”, ovvero la penetrazione attraverso una lesione sul corpo e non per via respiratoria. Un concetto, però, “ormai del tutto superato”. Quindi sul caso degli infortuni da Covid Rossi conclude: “Considerando assunta la involontarietà dell'assicurato nel determinismo dell’evento, richiamati i requisiti dell'esteriorità, “violenza” e rapidità della causa validi anche per le infezioni, verificata positivamente l’evoluzione clinica dell’infezione nonché i tempi di incubazione che consentono di ricondurla con grado elevato  – se non elevatissimo – ad una data epoca, pure circoscritta, in ragione di quanto sopra è, quindi, verificabile anche la sussistenza di copertura al momento del contagio e ritenuta del tutto inconsistente l’obiezione circa la necessità di dimostrare in qual modo l'infezione sia stata contratta, atteso che tale necessità non è prevista da alcun disposto contrattuale, ritengo che l’infezione da nuovo coronavirus è assumibile in tutela per tutti coloro che hanno contratto una polizza infortuni”.

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