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I cattolici lanciano il boicottaggio dei fazzolettini di carta della Tempo

Il giorno dell’approvazione delle unioni civili da parte del Senato, l’azienda svedese aveva lanciato una campagna social a favore del provvedimento.
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#Tempodiboicottare. E l’hashtag scelto da un sito cattolico per lanciare il boicottaggio dei fazzolettini di carta della Tempo, la cui azienda produttrice aveva lanciato una campagna social a favore delle unioni civili nelle ore immediatamente successive all’approvazione della nuova legge da parte del Senato, lo scorso 25 febbraio.

La proposta di boicottaggio affonda le sue radici nel family day dello scorso 30 gennaio, quando centinaia di migliaia di persone affollarono il Circo Massimo di Roma per opporsi al provvedimento. “Il popolo delle famiglie, composto da milioni di persone in tutta Italia e rappresentato al Family Day, ha tutto il diritto a chiedere che il potere economico non favorisca l’ideologia, entrando a gamba tesa su temi etici divisivi” spiegano i promotori dell’iniziativa, che fanno tre richieste alla Tempo per interrompere il boicottaggio: il ritiro della “pubblicità ideologica”; scuse pubbliche per l’accaduto; un impegno altrettanto pubblico “a evitare in futuro propaganda su temi etici riguardanti la famiglia che dividono l’opinione pubblica”. Per adire al boicottaggio è sufficiente compilare un modulo online presente sul sito cattolico Notizie Pro Vita. “Diciamo basta alla propaganda ideologica portata avanti dalle grandi aziende: per dire “Sì” alla famiglia e ai diritti dei bambini, #TempodiBoicottare!” affermano i promotori.

Negli ultimi anni gli schieramenti pro e contro le unioni civili si sono lanciati in diversi boicottaggi, almeno sulla carta: non risultano, infatti, particolari flessioni nelle vendite che abbiano danneggiato le aziende coinvolte. Nel 2013 l’imprenditore della pasta Guido Barilla affermò, nel corso di una intervista radiofonica, che non avrebbe mai approvato uno spot pubblicitario con una coppia gay e si scatenò la bagarre; alla fine Barilla fu costretto alla retromarcia riguardo le sue dichiarazioni. Nel marzo del 2015 i noti stilisti omosessuali Dolce e Gabbana fecero alcune pesanti affermazioni contro l’utero in affitto. Le loro parole portarono alla reazione sdegnata di molti attivisti per i diritti dei gay, che lanciarono il boicottaggio. Aderì anche Elton John, noto proprio per aver avuto due figli grazie alla maternità surrogata, ma il cantante inglese fu poco fermo sulla sua decisione, visto che nei giorni successivi fu beccato dai fotografi mentre spendeva i suoi soldi proprio in una boutique con il marchio degli stilisti italiani. Ultimo boicottaggio lanciati in ordine di tempo, quello contro Ikea da parte dei cattolici: l’azienda svesese (svedese proprio come i proprietari della Tempo), ben nota per le sue politiche gay friendly, aveva invitato gli italiani a disertare il family day e ad affollare i propri store.

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