I carabinieri e la mostra dedicata a Dalla Chiesa: “Sintesi di ideali a cui ognuno dovrebbe tendere”
Sono trascorsi 40 anni dalla morte del generale dei Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso a Palermo da un attentato mafioso il 3 settembre del 1982, insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e all'agente di scorta Domenico Russo. Simbolo indimenticato per la lotta alla mafia e al terrorismo e protagonista attivo della Resistenza, per omaggiare la sua figura la Direzione Storica dell'Arma dei Carabinieri inaugura oggi, martedì 6 settembre alle ore 18.00, presso il Museo Storico in piazza del Risorgimento 46 a Roma, una mostra dedicata al generale in occasione del quarantennale della sua scomparsa. Cimeli, video, fotografie, documenti. Una raccolta inedita di ricordi e oggetti rari che raccontano ogni aspetto della vita di una figura chiave nella lotta alla corruzione e al malaffare. L'esposizione è stata curata dal giornalista e attuale vicedirettore del TG5 Andrea Pamparana.
Fanpage.it ne ha parlato con il Generale Antonino Neosi, ex comandante di provincia a Salerno. Dopo quasi 40 anni di servizio, da circa tre anni, Neosi è a capo della Direzione Storica dell'Arma. Dal 2021, ne dirige anche il museo, fondato il 6 giugno del 1937, riaperto di recente dopo due anni di stop forzato dalla pandemia.
Generale Neosi, che significato ha l’allestimento di questa mostra per la comunità?
Per noi il Generale Dalla Chiesa è la sintesi degli ideali a cui ogni carabiniere dovrebbe tendere. La mostra è importante soprattutto per i militari del corpo più giovani, che non lo hanno conosciuto di persona, ma ne hanno soltanto sentito parlare. Dalla Chiesa era un fedele servitore dello Stato e incarnava l'essenza della nostra istituzione. Questa mostra ripercorre la sua vita e il suo percorso professionale e i visitatori potranno esplorarne le tappe. Sullo sfondo restano sempre elementi che raccontano ciò che era il Dalla Chiesa uomo: un marito e un padre affettuoso. Temuto e amato allo stesso tempo dai colleghi.
Che eredità ha lasciato il Generale all'Arma?
Dalla Chiesa è stato un precursore della nostra metodologia investigativa. I suoi metodi ampiamente innovativi e dirompenti hanno influenzato fortemente la nostra istituzione. Dalla sua esperienza sono nati per esempio i ROS e i reparti specializzati. Lui per primo aveva capito che quel tipo di fenomeni (le mafie in generale e il terrorismo n.d.r.) non potevano essere combattuti con i metodi tradizionali. Speriamo che i giovani carabinieri possano comprendere a pieno l'importanza della sua figura. Avere dei punti di riferimento da seguire nella vita è importantissimo. Dalla Chiesa è come un faro che ti indica la giusta direzione.
Il lavoro del Generale è stato complicatissimo e il figlio, Nando, anni fa ha pubblicato un libro-inchiesta in cui si allude alla responsabilità morale di due importanti colleghi, Cappuzzo e Valditara, della sua morte
Quando il Generale ha lasciato l'Arma da Vice Comandante Generale per andare a ricoprire la carica di Prefetto a Palermo aveva sicuramente la consapevolezza dei rischi in cui andava incontro in questa sua missione. Probabilmente la più difficile della sua carriera. Io lo ammiro molto anche per questo. Col senno di poi, molte cose potevano forse essere fatte diversamente, questo è evidente.
Quando il generale ha lasciato l’Arma da vice comandante, la sua morte è stata accompagnata da molte ombre, alcune delle quali non sono state dissipate del tutto ancora oggi. L'esposizione racconta anche questo aspetto?
Sì, la mostra accompagna tutta la vita del generale, fino alla sua conclusione. Ci sono anche degli aspetti sulle indagini relative alla morte del generale. I visitatori avranno la possibilità di seguirne tutti gli sviluppi e farsi un'idea propria.