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Omicidio Giulia Cecchettin

“Ho ucciso Giulia Cecchettin guardandola negli occhi, non voleva stare con me”: l’interrogatorio di Turetta

Durante l’interrogatorio davanti al pubblico ministero, Filippo Turetta ricostruisce la serata trascorsa in un centro commerciale a Marghera con la ex fidanzata Giulia Cecchettin, poi barbaramente uccisa quella stessa notte: “L’ultima coltellata glielo ho data sull’occhio”.
A cura di Susanna Picone
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È un racconto dell’orrore quello che Filippo Turetta, il giovane reo confesso dell’omicidio della ex fidanzata Giulia Cecchettin, fa dopo il suo arresto nell’interrogatorio del primo dicembre scorso davanti al pubblico ministero di Venezia Andrea Petroni. Racconta la sua ultima serata con la giovane laureanda in Ingegneria trascorsa a fare shopping e la cena in un centro commerciale a Marghera, quindi il viaggio di ritorno con l'auto che si ferma in un parcheggio a 150 metri dalla casa della vittima a Vigonovo.

Giulia Cecchettin
Giulia Cecchettin

L'interrogatorio e la confessione di Filippo Turetta

Dice che è arrivato a uccidere Giulia Cecchettin perché lei non voleva più stare con lui, perché per lei quella relazione era ormai chiusa tanto che si stava sentendo con un altro ragazzo. Parla dei regali che quella sera aveva preparato per lei, come quel libro d'illustrazione per bambini che poi è stato trovato accanto al cadavere della donna nei pressi del lago di Barcis.

E nell’interrogatorio racconta come l’ha uccisa, le coltellate mentre lei tentava disperatamente di difendersi. Parla anche di come lui aveva avuto pensieri suicidi e del fatto che, alla fine, si sarebbe fatto arrestare dopo aver visto l’appello dei suoi genitori. Il verbale della confessione di Turetta è stato reso noto dalla trasmissione tv “Quarto Grado”.

Il verbale della confessione di Turetta
Il verbale della confessione di Turetta

"Giulia ha risposto che non sarebbe tornata con me"

"Volevo darle un regalo, una scimmietta mostriciattolo. Con me avevo uno zainetto che conteneva altri regali: un'altra scimmietta di peluche, una lampada piccolina, un libretto d'illustrazione per bambini. Lei si è rifiutata di prenderlo. Abbiamo iniziato a discutere. Mi ha detto che ero troppo dipendente, troppo appiccicoso con lei. Voleva andare avanti, stava creando nuove relazioni, si stava ‘sentendo' con un altro ragazzo", le parole del killer davanti al magistrato.

Lui si scaglia contro di lei, le urla che "non era giusto", che lui "aveva bisogno di lei", minaccia il suicidio. "Lei ha risposto decisa che non sarebbe tornata con me. È scesa dalla macchina, gridando ‘Sei matto, vaffanculo, lasciami in pace’", racconta il ventiduenne al pm. E dice che quindi ha preso un coltello che aveva in macchina. "L'ho rincorsa, l'ho afferrata per un braccio tenendo il coltello nella destra. Lei urlava ‘aiuto' ed è caduta. Mi sono abbassato su di lei, le ho dato un colpo sul braccio, mi pare di ricordare che il coltello si sia rotto subito dopo. Allora l'ho presa per le spalle mentre era per terra. Lei resisteva. Ha sbattuto la testa. L'ho caricata sul sedile posteriore".

I coltelli in macchina e l'aggressione mortale

Poi il secondo viaggio in macchina e la seconda aggressione: "C’eravamo fermati in mezzo alla strada, ho provato a metterle lo scotch sulla bocca, non mi ricordo se se l'è tolto o è caduto da solo perché non l'avevo messo bene. Si dimenava. È scesa e ha iniziato a correre. Anch'io sono sceso". "Ho preso un altro coltello e l'ho rincorsa. Non so se l'ho spinta o è inciampata. Continuava a chiedere aiuto. Le ho dato, non so, una decina, dodici, tredici colpi con il coltello. Volevo colpirla al collo, alle spalle, sulla testa, sulla faccia e poi sulle braccia".

E ancora: "Mi ricordo che era rivolta all'insù, verso di me. Si proteggeva con le braccia dove la stavo colpendo. L'ultima coltellata che le ho dato era sull'occhio. Giulia era come se non ci fosse più. L'ho caricata sui sedili posteriori e siamo partiti. Avevo i vestiti sporchi del suo sangue". Quindi ha caricato di nuovo il corpo in auto e ha guidato fino ad abbandonarla vicino al lago di Barcis. Poi la fuga da solo in Germania, dove è stato arrestato.

Filippo Turetta
Filippo Turetta

Turetta si difende sulla premeditazione dell'omicidio

La procura contesta a Turetta l'omicidio volontario aggravato da premeditazione, crudeltà e legame affettivo, e i reati di sequestro di persona, occultamento di cadavere e porto d'armi. È emerso anche che il ragazzo spiava la sua ex con un'applicazione sul cellulare, aveva comprato il nastro adesivo, preso appunti al pc su come legarle mani e piedi, preparato vestiti, soldi e provviste per la fuga, studiato mappe per nascondere il corpo e agevolare la fuga.

Ma sulla premeditazione lui si difende e davanti al pm ha fornito spiegazioni alternative, ad esempio, per quel nastro adesivo comprato "se mai fosse servito per attaccare il papiro della laurea di Giulia", che quei coltelli "li aveva presi da casa perché aveva avuto pensieri suicidi".

Il presunto tentativo di suicidio dopo il femminicidio

Filippo Turetta ha detto anche che avrebbe provato a togliersi la vita dopo aver ucciso l'ex fidanzata. "Avevo un pacchetto di patatine in macchina e una scatolina con qualche biscotto. Non ho mai comprato nulla da mangiare. I soldi che avevo li ho spesi per i rifornimenti di benzina. Volevo togliermi la vita con un coltello che avevo comprato, ma non ci sono riuscito. Pensavo che se avessi fumato e bevuto sambuca sarebbe stato più facile suicidarmi, ma invece ho vomitato in macchina”. E dice che poi avrebbe cambiato idea dopo aver guardato notizie su di lui. "Ho riacceso il telefono. Cercavo notizie che mi facessero stare abbastanza male da avere il coraggio per suicidarmi, ma ho letto che i miei genitori speravano di trovarmi ancora vivo e ciò ha avuto l'effetto opposto. Mi sono rassegnato a non suicidarmi più e ad essere arrestato".

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