La nostra redazione riceve lettere e testimonianze relative a storie che riguardano il mondo del lavoro. Decidiamo di pubblicarle non per dare un'immagine romantica del sacrificio, ma per spingere a una riflessione sulle condizioni e sulla grande disparità nell'accesso a servizi essenziali. Invitiamo i nostri lettori a scriverci le loro storie cliccando qui.
La lettera che segue la scrive una donna che racconta di aver lasciato la sua città a causa del lavoro: sognava di lavorare come OSS (operatore socio-sanitario), ma non riusciva a guadagnare abbastanza: "Ho investito in questi corsi per poter avere un lavoro con contratto regolare, ma mi sono ritrovata a 46 anni a dover sentire al mio ultimo colloquio presso una casa famiglia ‘Mi dispiace signora, contratto dopo un mese di prova non retribuito'".
La lettera a Fanpage.it
Ho letto spesso di ingiustizie nel mondo del lavoro. Io me ne sono letteralmente scappata dal mio paese perché tutto quello che potevo trovare era: ore di pulizia o badante a nero. Ho fatto i corsi Osa e OSS con la speranza di lavorare con un contratto, una professione che sentivo mia. L'OSS è una vocazione, devi amarlo questo settore, e ho visto che sono pochi coloro che lo svolgono davvero come una missione.
Ma nel privato il massimo che ho potuto trovare era uno stipendio di 600 al mese e viaggiando con la propria auto non si possono coprire le spese. Non ti resta nulla: cosa portavo a casa divorziata con due figli? Ho cresciuto i miei ragazzi senza mantenimento alcuno e ho "investito" in questi corsi per poter avere un lavoro (che tra l'altro mi piaceva molto) con contratto regolare, ma mi sono ritrovata a 46 anni a dover sentire al mio ultimo colloquio presso una casa famiglia "Mi dispiace signora, contratto dopo un mese di prova non retribuito".
Ma è uno scherzo? Si lavora gratis per cosa? Per la promessa di un piccolo part-time? Per quanto io possa amare questo lavoro cosa portavo a casa? A un altro colloquio mi hanno promesso 400 euro di retribuzione presso una RSA con pazienti psichiatrici e 180 ore mensili, cioè 2 euro l'ora. E dovevo coprire ogni giorno 20 minuti di strada andata e 20 al ritorno.
Queste non sono proposte di lavoro, è vergognoso. Mi sono trasferita in provincia di Ragusa: qui le aziende ortofrutticole ti pagano per impacchettare ortaggi molto di più di quanto pagano per accudire le persone. Questa è la nostra Italia.