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“Ho paura, mi conoscono e sanno dove abito”: parla la poliziotta transgender picchiata dagli ultras a Trento

Parla la poliziotta transgender di 53 anni picchiata da tre ultras della ‘Nuova Guardia’ nella notte del 14 febbraio in un bar a Trento: “Ho paura, mi conoscono e sanno dove abito”. Le indagini sul caso stanno andando avanti. Oggi manifestazione in città organizzata per mostrare solidarietà alla vittima.
A cura di Eleonora Panseri
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Immagine di repertorio.
Immagine di repertorio.

Da giorni ormai vive nella paura la poliziotta transgender di 53 anni (da 34 lavora in Polizia) che nella notte del 14 febbraio è stata picchiata violentemente con calci pugni e colpita con uno sgabello in un bar vicino allo stadio Briamasco di Trento da tre ultras.

Dopo aver ricevuto insulti omofobi e transfobici, la donna ha reagito dando uno schiaffo a uno dei tre. A quel punto si è scatenata la violenza. La poliziotta è riuscita a raggiungere l'ospedale, dove è arrivata con naso rotto e trauma cranico. Le hanno messo 22 punti di sutura alla testa e dato 30 giorni di prognosi.

"Sapevano di avere a che fare con una poliziotta perché uno dei tre mi conosce e io conosco lui. Loro fanno parte della ‘Nuova Guardia', un gruppo di ultrà di estrema destra della curva Mair del Trento. Lo so bene anche perché vado pure io allo stadio, ma alla Sud, in tribuna", ha spiegato la 53enne in un'intervista al Corriere della Sera.

Il percorso di transizione per la donna è iniziato due anni fa, dopo che una psicologa ha accertato la sua disforia di genere: "Mi guardavo allo specchio e non riconoscevo la persona che sono", ha ricordato. Al quotidiano ha raccontato di avere un buon rapporto con i colleghi ma di trovarsi meno accettata in una "città piccola" come Trento.

"C’è chi ti deride e fa la battutina, c’è chi ti considera il peggio del peggio e ti guarda con disprezzo e ci sono quelli che, diciamo così, sognano", ha spiegato. La poliziotta ha anche spiegato di essersi pentita di aver reagito: "Ma era giusto dargli quello schiaffo", ha aggiunto.

Ora la 53enne dice di aver "paura degli ultrà perché sanno dove abito". Le indagini stanno andando avanti e la polizia sta analizzando le immagini riprese dalle videocamere del locale per cercare di riconoscere i tre giovani autori dell'aggressione che, come riferito dalla vittima, avrebbe avuto un chiaro sfondo transfobico.

Oltre al presidente della Provincia, Maurizio Fugatti, e al sindaco di Trento, Franco Ianeselli, anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha espresso vicinanza nei confronti della 53enne.

Oggi, martedì 25 febbraio, a Trento si è svolta una manifestazione di solidarietà indetta da Arcigay e il corteo è passato anche di fronte al bar dove si sono verificati i fatti denunciati dalla donna.

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