video suggerito
video suggerito

“Ho lasciato morire mio figlio di 2 anni in auto. Può capitare a chiunque”

Un fardello che, inevitabilmente, porterà sulle spalle per tutta la vita. Andrea Albanese, 38 anni di Piacenza, quattro mesi fa ha dimenticato il suo bambino chiuso in auto. Oggi ripercorre quel giorno in cui la sua vita si è fermata.
A cura di Biagio Chiariello
1.268 CONDIVISIONI
Immagine

 Era il 4 giugno quando Luca, due anni appena, moriva sotto il sole, dimenticato dal padre sul sedile posteriore della sua auto, parcheggiata alla periferia di Piacenza. Andrea Albanese, 38 anni. è tornato a parlare di quel giorno che non dimenticherà mai. Lo ha fatto in un'intervista a Repubblica, nella quale dice anche di aver pensato al suicidio "ma solo per un attimo. Io posso ancora vivere, anche se parte di me se n’è andata". Quattro mesi dopo non si spiega a ancora come sia potuto succedere. Intervistato da Luca Nocenti, ripercorre quei drammatici istanti in cui la sua vita è cambiata per sempre.

Cosa ritiene sia accaduto nella sua mente per non lasciare Luca al nido, un gesto di routine ma così importante?

Non l’ho capito e temo che non lo capirò mai. Era un periodo del tutto normale, non avevo scadenze particolari sul lavoro e nemmeno preoccupazioni serie. Ero felice. Quella mattina ero sicuro di averlo portato all’asilo tanto che in mattinata mi è capitato di parlare di mio figlio con i colleghi alla macchinetta del caffè, e nessun dubbio ha sfiorato la mia mente. Anche quando quel pomeriggio mi ha chiamato mia moglie per dirmi che il nonno non aveva trovato Luca al nido, ho pensato a un equivoco o che l’avessero portato fuori; sono sceso dall’ufficio per andare a verificare, ma ero tranquillo.

E poi la tragedia. Andrea va verso la sua vettura e trova il corpicino esanime del piccolo Luca nell’abitacolo.

Ricordo le mie urla, i miei colleghi accorrere, il loro cercare di starmi vicino. E poi l’arrivo dei soccorsi, la mia disperazione senza rimedio, l’impossibilità di accettare quanto era accaduto, il macerarmi su come fosse stato possibile. Non sono neanche riuscito a salutare mio figlio come avrei voluto, il trauma è stato devastante.

Così devastante che dopo la tragedia ha pensato di uccidersi.

Devo dire che è stato un pensiero che ho accantonato in fretta, la mia vita non è finita. Non posso tornare indietro purtroppo, ma sono convinto di poter fare ancora qualcosa di buono, per me e per gli altri. E mi impegnerò per questo, spenderò la mia vita in questo senso. La tragedia è stata immane, ma ho avuto la fortuna di non essere solo e questo mi ha permesso di guardare avanti.

Andrea ha avuto contro molte persone in quel periodo, ma allo stesso tempo anche il supporto di amici e  parenti, oltre che semplici sconosciuti vicini al suo dramma. Anche con la moglie ha cerca di tenere stretto il rapporto d'amore: "Paola è splendida, sa quanto amavo Luca e quindi sa che quello che è successo non può essere dipeso da me, ma da qualcosa completamente fuori dal mio controllo. Inutile negare che ci sono stati momenti di rabbia, ma non ci siamo mai allontanati, abbiamo sempre pensato di andare avanti uniti".

Andrea oggi prova ad andare avanti e a sopravvivere a quel tragico errore. Anche per questo ha creato un gruppo su Facebook  “Mai più morti come Luca”. Oggi, chiede una legge che renda obbligatori i sistemi anti abbandono sulle automobile, una tecnologia già esistente che va solo riarrangiata.

In pochi mesi siamo arrivati a quasi 9.000 iscritti. A questo proposito vorrei invitare a firmare una petizione su change. org,rivolta ministero dei Trasporti, per una modifica del codice della strada, art.172, che regolamenta il trasporto dei bambini in auto. Questa petizione, per cui sono già state raccolte più di 36 mila firme, è stata promossa da un medico, la dottoressa Maria Ghirardelli, 43 anni, della provincia di Brescia, che, madre di tre bambini, è stata profondamente turbata dalla morte di Luca. Con la petizione e il gruppo su Facebook: vorremmo far capire alle istituzioni che è necessario un loro intervento per garantire la sicurezza dei nostri figli, perché non accada ad altri ciò che è successo a me.

Andrea è dell'idea che quanto gli è accaduto può capitare a chiunque. "Bisogna avere molta razionalità nell’affrontare la questione: questi incidenti hanno riguardato tipi di persone molto diversi, non è rilevante né la cultura né lo stato sociale. È capitato sia a padri che a madri. L’errore più grande è rifugiarsi nell’idea che succeda solo a genitori snaturati: non è cosi", conclude l'intervista.

1.268 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views